Cuore in 3D e assistenza ai chirurghi grazie al 5G: la doppia sfida di Artiness
Tecnologia e medicina sono un binomio divenuto indissolubile: all’avanzare della prima corrispondono miglioramenti tecnici per la seconda. E con la rivoluzione digitale e l’avvento di strumenti ancora più avanzati, l’unione tra le due dimensioni permette di aprire porte fino ad esso sbarrate.
Sfruttando la simulazione 3D, i visori di realtà virtuale e il 5G l’azienda milanese Artiness si sta muovendo proprio in questa direzione. Nata cinque anni fa come spin off del Politecnico di Milano, la società «è stata creata da tre ingegneri biomedici e da due docenti - spiega il bresciano Giovanni Rossini, uno dei soci fondatori -. Recentemente si è aggiunto anche un business angel, anche lui della nostra provincia, Roberto Bini».
Artiness (conta 12 persone, fatturato da sole vendite paria 700 mila euro nel 2022) opera negli ambiti della cardiologia interventistica e della cardiologia chirurgica, inizialmente solo con gli ospedali milanesi «ma adesso abbiamo avviato un progetto anche con il Civile di Brescia - annuncia Rossini -. è infatti partito un master specialistico destinato a chirurghi già attivi, sei persone con la dottoressa Marianna Adamo come responsabile, che seguono delle lezioni utilizzando la tecnologia da noi sviluppata».
Software
Questa consiste in un software (commercializzato con la certificazione CE) che simula in 3D, partendo dai dati forniti dalla tomografia (Tac), il cuore di un paziente. Non un cuore qualsiasi ma proprio quello della persona specifica oggetto dell’esame. «Artcor (il nome del programma ndr), è pensato per fornire indicazioni precise nella fase pre-operatoria - spiega l’ingegnere -. Nella chirurgia microinvasiva, sempre più diffusa, chi opera non vede direttamente il cuore del paziente come avviene in interventi in cui si deve aprire il torace. Grazie alla simulazione e ai visori per la realtà virtuale (Microsoft HoloLens ndr), che diventa mixed reality nel nostro caso, si può vedere il cuore della persona e capirne in anticipo l’anatomia».
Ma Artiness ha spostato l’obiettivo ancora un po’ più in là e, grazie al milione di euro vinto nel 2019 nell’ambito di un bando indetto da Vodafone sulla tecnologia 5G, vuole entrare anche nella fase intra-operatoria, direttamente davanti al lettino.
Remote collaboration
«Tale connessione, velocissima e molto stabile, ci consente di collegare in remoto il medico che opera con un altro specialista all’esterno, in qualsiasi luogo della Terra si trovi - afferma Rossini -. Ciò risulta essere molto utile in chiave di formazione, visto che i device biomedicali tipo gli stent cardiaci cambiano in maniera molto rapida. Un medico potrebbe imparare ad installarlo con l’assistenza diretta di un medico che già ne conosce il funzionamento». Oltre a ciò, sempre grazie alla realtà virtuale e a una telecamera posta sul visore, è possibile condividere immagini in primo piano e informazioni sull’operazione direttamente con un assistente a distanza.
La «remote collaboration», sulla quale è stato realizzato uno studio clinico con l’ospedale San Raffaele, non è ancora un prodotto sul mercato. «Attualmente il nostro obiettivo è riuscire a conciliare la modellazione 3D con questa tecnica - conferma Rossini -.Stiamo inoltre lavorando anche su altri organi, sempre nel settore toracico come ad esempio i polmoni, la cui conformazione è difficile da prevedere vista la grande vascolarizzazione».
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