Cucina

Chi conosce davvero il bossolà di Brescia? Storia di un dolce d'eccellenza

Giovanni Brondi e Marino Marini hanno scritto un libro sul lievitato artigianale, sfornato da pochi e in piccole quantità
Uno scatto dalla presentazione del libro - Foto tratta da Facebook
Uno scatto dalla presentazione del libro - Foto tratta da Facebook
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Alzi la mano chi conosce il bossolà. Quattro persone su cinque. Alzi la mano chi l'ha già comprato. Nemmeno uno su due. Alzi la mano chi l'ha apprezzato. Quasi tutti.

Numeri e impressioni alla mano, Giovanni Brondi e Marino Marini hanno scritto un libro su «Storia, realtà e futuro di un dolce d'eccellenza» come, appunto, il bossolà. L'hanno fatto con la consapevolezza che questo lievitato artigianale, oggi sfornato da pochi e in piccole quantità, abbia le potenzialità per diventare «un prodotto identitario», sfruttando, perché no, l'anno in cui Brescia e Bergamo saranno la Capitale italiana della Cultura. Un'idea, in quest'ottica è già sul piatto: Brondi, di professione commercialista, lancia la proposta di creare un consorzio che valorizzi e rilanci questo dolce.

  • La presentazione del volume di Giovanni Brondi e Marino Marini
    La presentazione del volume di Giovanni Brondi e Marino Marini
  • La presentazione del volume di Giovanni Brondi e Marino Marini
    La presentazione del volume di Giovanni Brondi e Marino Marini
  • La presentazione del volume di Giovanni Brondi e Marino Marini
    La presentazione del volume di Giovanni Brondi e Marino Marini

Ma andiamo con ordine. Tutto è iniziato con un questionario sottoposto dai due autori a 930 persone individuate attraverso il passaparola e non i social network. È emerso che il bossolà sarebbe in realtà poco conosciuto soprattutto dai giovani e da chi risiede più lontano dalla città (area del Garda, piena di visitatori, compresa). E, cosa non da poco, che è amato dai bresciani che l'hanno assaggiato. Da qui l'idea di approfondirne la storia in un'ottica di rilancio.

Il libro

Il libro riporta quindi approfondimenti sull'origine del nome (Iginio Massari insiste nel sostenerne l'origine celtica citando il modo di dire bresciano «bés embesolàt» che indica un serpente attorcigliato su se stesso) e del prodotto considerato bresciano ancor prima della dominazione veneta.

Non mancano poi le ricette di tempi passati (un'opera del 1887 parla del «bussolano di Brescia» fatto con farina, zucchero, burro, lievito, «ova» e sale) e moderni: c'è il bossolà valsabbino, il «bosolà» di Borno e la ciambella «boholà». Completa il volume un approfondimento sulle pasticcerie bresciane.

«Il bossolà di Brescia» è un volumetto edito da Grafo che è stato presentato all'Antica birreria Wührer davanti a oltre 300 persone con la collaborazione di una ventina di pasticcieri. È disponibile nelle librerie e, tra poco, arriverà anche nelle edicole.

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