Il millenario monastero cistercense di San Pietro in Lamosa

Il luogo ideale per una gita, un luogo pulito e ordinato, adiacente a un parco naturale, in cui ricercare la pace interiore
Il monastero di San Pietro in Lamosa - © www.giornaledibrescia.it
Il monastero di San Pietro in Lamosa - © www.giornaledibrescia.it
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Arrivi all’ampio parcheggio, dove vedi le famigliole che di domenica vanno a passeggiare alle Torbiere di Provaglio d’Iseo. Una piccola magica gita da ricordare nasce così, in un posto pulito e ordinato adiacente a un parco naturale curato e a una meraviglia di monastero cistercense fondato mille anni fa che, a differenza di strutture analoghe (anche meno antiche e meno belle) in mille angoli del globo, è aperto e si visita gratis. Questo è già un bell’inizio. Il solo avvicinarsi alle mura grigie del complesso monumentale di San Pietro in Lamosa ti riconcilia magari non con il mondo intero per sempre, ma con una porzione di esso per almeno mezza giornata di sicuro.

L'interno della chiesa

La chiesa, cuore della struttura, è decorata da pitture stratificate nel tempo. Gli affreschi non sono quasi mai integri, ma hanno subito accurati restauri e quel che resta è sufficiente per intuire come doveva essere l’interno quando era tutto avvolto da immagini e colori. Se ti concentri riesci quasi a vederli e in ogni caso le pareti bianche aiutano anch’esse a ritrovare quel qualcosa per cui nel medioevo si costruivano gli edifici sacri. Quel dettaglio che a volte fatichiamo a ricordare che può ancora esistere e che, volendo, si riesce addirittura a ricercare: la pace interiore.

Nella prima campata della navata destra, grattata dal tempo e rovinata dalla riapertura dell’antica porta del campanile (oggi tamponata), è ritratta una scena che riguarda antiche questioni climatiche: si vedono un papa, un vescovo e una nobildonna che lavorano la terra sotto un acquazzone tremendo. Come mai? Due le interpretazioni possibili: forse l’opera ricorda una sorta di alluvione, realmente avvenuta in territorio bresciano nel 1476, a seguito della quale anche gli aristocratici avevano dovuto mettersi a zappare la terra oppure si tratta di un ex voto per ringraziare la Madonna di aver fatto piovere dopo una lunga siccità. Troppa o troppo poca pioggia: a quanto pare, un problema di ogni epoca.

Una veduta della Riserva Naturale delle Torbiere sebine - © www.giornaledibrescia.it
Una veduta della Riserva Naturale delle Torbiere sebine - © www.giornaledibrescia.it

Di fianco alla chiesina c’è un chiostro bianco con enormi ortensie, dominato dal possente campanile. Prima di andare alzate lo sguardo: sarete sovrastati da un monte con in cima una grande croce bianca. Potrebbe capitarvi di sentirvi piccoli e meschini di fronte a chi ha pensato di costruire, ricostruire, dipingere e custodire tutto ciò che avete visto. Dal campanile al chiostro, dalla chiesa al posto per le auto, dal monte su cui sta la croce bianca all’erba verde delle torbiere. Tornerete a casa avendo intuito come abbassare la testa sulla terra sia utile per imparare ad avere l’umiltà per alzarla verso il cielo.

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