Ambiente

Pfas, controlli su fonti e acquedotti: «L’acqua dei rubinetti bresciani è sicura»

Lo assicurano Acque Bresciane, A2A Ciclo Idrico e Azienda servizi Val Trompia dopo l'inchiesta condotta dal quotidiano francese Le Monde
I controlli sulle acque bresciane sono ingenti
I controlli sulle acque bresciane sono ingenti
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«L’acqua che esce dai rubinetti delle case bresciane è sicura». Con una nota congiunta Acque Bresciane, A2A Ciclo Idrico e Azienda servizi Val Trompia hanno voluto fare chiarezza rispetto allo stato di salubrità degli acquedotti gestiti dalle tre aziende, in riferimento alla contaminazione da sostanze Perfluoroalchiliche, meglio note con l’acronimo Pfas.

Il reportage

Martedì scorso abbiamo ripreso l’inchiesta giornalistica internazionale The Forever Pollution Project, condotta dal quotidiano francese Le Monde e da altri diciassette partner, che hanno individuato in Europa oltre 20mila siti contaminati da questo inquinante chimico, pericoloso per l’ambiente e per la salute umana.

Dall’indagine del quotidiano francese, condotta su dati di Arpa Lombardia e Ispra, è emerso che anche in quattro siti bresciani sono state trovate tracce di Pfas: nel piezometro situato al confine del depuratore di A2A di via Verziano a Fornaci, dove la concentrazione di Pfas è di 64.1 nanogrammi per litro d’acqua; in via Coler a Flero, 13 nanogrammi/litro; in via Campagna a Montichiari, al confine della discarica di A2A, 110 nanogrammi/litro e, infine, a Ghedi, nel torrente Garza, dove sono stati individuati 1659 nanogrammi per litro d’acqua di Pfas.

La replica

«Come gestori di un servizio di primaria importanza, come la fornitura di acqua potabile - spiegano Acque Bresciane, A2A Ciclo Idrico e Asvt - siamo da sempre impegnati a garantire la qualità dell’acqua che eroghiamo attraverso un corposo monitoraggio analitico che da oltre tre anni riguarda anche sostanze come i Pfas. In dettaglio controlliamo tutte le nostre fonti di approvvigionamento, pozzi e sorgenti sia in pianura che in montagna e i punti di monitoraggio delle reti di distribuzione, le fontanelle pubbliche a getto continuo, controllando oltre 300 sostanze tra le quali anche i Pfas».

Con il decreto legislativo 18 del 23 febbraio scorso, il Parlamento italiano ha attuato la direttiva europea 2020/2184 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano e introdotto per la prima volta a livello nazionale limiti di legge per i composti perfluoroalchilici o Pfas: 500 ng/L per i Pfas totali e 100 ng/L per la somma di Pfas. «Nella maggior parte degli impianti - conclude la nota dei gestori - i prelievi eseguiti non hanno rilevato alcuna traccia di Pfas. Nei pochissimi casi in cui sono state riscontrate minime tracce, i valori analitici sono tutti ampiamente al di sotto dei limiti fissati per la potabilità».

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