Il Sahara Occidentale resta al Marocco: l’Onu approva il piano di Rabat

La disputa nel deserto dopo mezzo secolo di attese. Il popolo sahrawi resta però diviso
Dune del Sahara - © www.giornaledibrescia.it
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C’è chi scende in piazza per gioire e chi scende in piazza per protestare. Gioisce il popolo marocchino, protestano il Fronte Polisario e il popolo sahrawi. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite – su iniziativa degli Stati Uniti – votando a favore del piano di autonomia marocchino del Sahara Occidentale, nonostante l’opposizione dell’eterno rivale sulla questione, l’Algeria, e le astensioni di Russia, Cina e Pakistan, ha sancito la vittoria diplomatica del Marocco.

La decisione

La Risoluzione, che ha ottenuto 11 voti a favore, fa riferimento al Piano di Rabat del 2007, intitolato «Iniziativa Marocchina per la Negoziazione di uno Status di Autonomia per la Regione del Sahara». Autonomia sì, ma sotto la sovranità marocchina. Per il Marocco, che considera il Sahara Occidentale parte integrante del proprio territorio, tanto da definirlo la propria «provincia meridionale», questa è la «base» per futuri negoziati volti a risolvere un conflitto che dura da cinquant’anni.

Fronte polisario

Dura la reazione del Fronte Polisario (abbreviazione di Frente Popular de Liberación de Saguía el Hamra y Río de Oro), movimento di liberazione del Sahara Occidentale che, nel 1991, ha abbandonato la lotta armata e acconsentito al cessate il fuoco, con la promessa, da parte della comunità internazionale, e mai mantenuta, di un referendum di autodeterminazione.

Accettare l’autonomia sarebbe come capitolare dopo mezzo secolo di rivendicazioni di una piena indipendenza, e di sacrifici da parte dei rifugiati. Ma chiariamo i termini. L'indipendenza implica una separazione completa da un potere esterno.

Il Sahara Occidentale diverrebbe uno Stato a sé, con proprie Istituzioni e un proprio quadro legislativo. L'autonomia, invece, è la capacità di un territorio di agire secondo leggi e regole proprie, ma all'interno di uno Stato, rispetto al quale restano in auge dei vincoli o accordi di cooperazione. Nel nostro caso, una vera autonomia e un regime di potere monarchico quasi assoluto qual è quello marocchino, sembrano impossibili da conciliare.

La storia infinita

La disputa tra Marocco e Fronte Polisario risale al 1975-76, quando la Spagna, a seguito della fine del franchismo, decise di lasciare la propria colonia africana, cedendo il controllo del territorio alle truppe marocchine, che l’avevano invaso (Marcia Verde), venendo meno al mandato affidatale dall’Assemblea generale dell’Onu. Ma, il 27 febbraio 1976, poche ore prima del ritiro dei colonizzatori, quel territorio – incuneato tra l’Oceano Atlantico a ovest, la Mauritania e l’Algeria a est e il Marocco a nord – si proclamò indipendente e assunse il nome di Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi (RDA), nota come Sahara Occidentale, e oggi riconosciuta da 87 Paesi membri delle Nazioni Unite, mentre per le Nazioni Unite rimane formalmente un Territorio non autonomo.

Nascita della Rda

La nascita della Rda innescò un conflitto sanguinoso, che spinse gran parte della popolazione sahrawi a fuggire, rifugiandosi nei campi profughi in Algeria, vicino alla città di Tindouf, dove oltre 170mila persone continuano a vivere in condizioni precarie e dipendenti dagli aiuti internazionali, mentre molti si sono rassegnati alla diaspora.

Il cessate il fuoco avvenne nel 1991, quando il Fronte Polisario cedette le armi, confidando nell’istituzione della Missione delle Nazioni Unite che avrebbe dovuto organizzare il referendum per l’autodeterminazione del Sahara Occidentale entro giugno 1992. Ma – come detto – non è mai avvenuto. Le motivazioni dell’allora invasione marocchina erano di carattere nazionalista, tattico ed economico.

Il Sahara Occidentale, infatti, abbonda di idrocarburi e fosfati, di cui oggi il Marocco detiene il 70% delle riserve mondiali. L’est – una striscia desertica, praticamente disabitata, circa il 20% del territorio – è nelle mani del Fronte Polisario, più o meno 10mila militanti.

Il governo in esilio ha formalmente sede a El Aajún ma, poiché la città è controllata dal Marocco, la sede effettiva è presso il campo profughi di Tindouf. L’80% del territorio è invece occupato dal Marocco che ha costruito anche un muro minato di separazione, lungo 2.700 chilometri.

Baker Plan II

A metà 2003, l’inviato personale del segretario generale delle Nazioni Unite, James Baker, aveva proposto la soppressione della RDA e la sua sostituzione con l'Autorità per il Sahara Occidentale. Quest’ultima avrebbe dovuto assicurare l'autonomia del territorio sotto il governo marocchino per un periodo di transizione di cinque anni, al termine del quale sarebbe dovuto essere indetto il referendum per l’indipendenza. Il «Baker Plan II» fu accettato dalla RDA, ma respinto dal Marocco, per il quale, evidentemente, questo referendum non s’ha da fare.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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