Speranza: «Sanità pubblica sotto attacco, bisogna difenderla»

La sanità come «misura della democrazia di un Paese», il Servizio sanitario nazionale come «uno dei pilastri più preziosi e oggi più fragili della Repubblica». Da questa convinzione è partito l’intervento del parlamentare del Pd Roberto Speranza, già ministro della Salute durante la pandemia, ospite a Gardone su invito del Partito democratico della Valtrompia. Speranza ha parlato di una stagione di «profondi sconvolgimenti» che impongono di ripensare il ruolo dello Stato e il valore dell’universalità dei diritti.
«Il sistema sanitario non è solo un insieme di strutture e prestazioni ma una delle principali espressioni della democrazia italiana – ha spiegato –. Il suo fondamento è l’articolo 32 della Costituzione, e la legge che nel 1978 istituì il Ssn fu la risposta di un Paese che, nel pieno di una crisi politica e morale, seppe tenersi stretto l’orizzonte dell’uguaglianza».
Oggi però quel modello è sotto pressione. Secondo l’ex ministro, l’Italia è «a un millimetro» dal passare, nella realtà concreta, da un sistema universalistico a uno mutualistico e assicurativo. Non perché sia cambiata la Costituzione, ma perché la carenza di risorse e di personale rischia di tradire lo spirito con cui quel modello nacque. La spesa sanitaria, ormai ferma poco sopra il 6% del Pil – soglia considerata critica – è lontana da quella di Germania e Francia, che investono circa il 9%.
Inversione di rotta
Per Speranza serve un’inversione di rotta netta: «un patto nazionale» di lungo periodo che garantisca investimenti strutturali, riforme sul personale e una sanità di prossimità capace di non lasciare indietro nessuno. Solo così si potrà evitare una sanità di serie A, B e C, dove il diritto alla cura dipende dal reddito o dal territorio. Il discorso si è poi allargato alle sfide globali.
Speranza ha espresso preoccupazione per un mondo che sembra tornare alla logica degli imperi, dove prevalgono i rapporti di forza economica e militare. Ha ricordato i suoi figli, di 14 e 12 anni, e la paura che possano abituarsi alla guerra e alla miseria come a una normalità. «Anche per questo – ha aggiunto – la politica deve mantenere uno sguardo più alto: difendere la sanità pubblica significa anche difendere un modello di società solidale e pacifica».
Parole che intrecciano con quelle del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Aprendo al Quirinale «I Giorni della Ricerca di Fondazione Airc», ha richiamato l’attenzione sulle difficoltà del Servizio sanitario nazionale, definendole un «ostacolo al diritto alla salute». Il capo dello Stato ha inoltre ribadito il valore «universale» della ricerca, che «non ammette frontiere».
Elezioni
Sul piano politico invece l’ex ministro Speranza ha avvertito che le prossime elezioni saranno decisive: «Chi vincerà non solo guiderà il Governo ma avrà la maggioranza per eleggere il Presidente della Repubblica e io mi opporrò con tutte le mie forze al fatto che un neofascista possa arrivare alla più alta carica dello Stato».
A margine è intervenuto anche il deputato bresciano Gian Antonio Girelli, che ha ribadito come «parlare del futuro sanitario del Paese significhi parlare di democrazia». Girelli ha invitato a «reinvestire sul personale, restituendo ai medici di base un ruolo centrale» e a «superare le disuguaglianze che minano la coesione sociale».
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