Provincia, oggi in 2.600 al voto per scegliere il nuovo Consiglio

Deleghe, duelli, materie: qual è la posta in gioco. Si vota oggi dalle 8 alle 20 al Cfp Zanardelli, a Brescia. Urne aperte solo per gli amministratori
  • Amministratori al voto per le elezioni provinciali
    Amministratori al voto per le elezioni provinciali - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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    Amministratori al voto per le elezioni provinciali - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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AA

Ci siamo: entro la fine della giornata, il Broletto avrà il suo nuovo Consiglio provinciale. A sceglierlo, dalle 8 alle 20 di oggi al seggio unico allestito al Cfp Zanardelli (via Gamba 10-12, in città), saranno i 2.600 amministratori, fra sindaci e consiglieri comunali, dei 205 Comuni di casa nostra. Sedici in tutto le poltrone da occupare, che i 32 candidati si contenderanno a suon di preferenze, decretando – come effetto domino – anche la maxi-coalizione che uscirà vincitrice da queste elezioni di secondo livello tra le due liste in corsa: «Territorio bene comune» per il centrosinistra e «Progetto futuro - Provincia protagonista» per il centrodestra (il presidente Emanuele Moraschini, lo ricordiamo, resterà invece in carica fino a fine gennaio 2027).

Si tratta di elezioni di secondo livello (proprio perché a scegliere non sono i cittadini), ma quest’anno hanno un peso politico da non sottovalutare. E il ruolo delle segreterie, tra duelli e spartizioni delle deleghe, sarà determinante per le ricadute sullo scenario, sull’assetto e sugli equilibri (neppure troppo) futuri.

Lo scenario

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Consiglio Provinciale, si vota

Le ragioni della particolarità di questa sfida elettorale sono diverse. La prima: se per la compagine di centrodestra, alla guida sia del Governo sia della Regione, sarà un test di «tenuta» (che potrebbe anche terminare con la bocciatura peggiore: quella dei propri amministratori), per il centrosinistra questa sarà l’occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa e per (ri)calibrare il lavoro politico della rete territoriale.

La seconda: in ballo c’è la «riforma della riforma», ossia la volontà bipartisan (seppur senza date certe e, a quanto pare, senza fondi a disposizione nel breve termine) di puntare a un ritorno delle Province vecchio stile (vale a dire con l’elezione diretta di Consiglio e presidente). Non è certo una questione da poco, perché significa che proprio durante questo mandato tanto le coalizioni quanto i partiti saranno sempre più in competizione, come una sorta di «riscaldamento» in vista dell’eventuale sfida diretta nelle urne tradizionali.

La terza: non si misurano tra loro solo le due coalizioni: anche le singole sigle devono confermare o ribaltare leadership e pesi specifici interni alle singole alleanze (il rapporto tra Lega e Forza Italia, il risultato degli ex Terzo polo, il peso acquisito da Alleanza Verdi-Sinistra), specie dopo che le Europee hanno rimescolato le carte dall’una e dall’altra parte. I duellanti sono già sul ring: non a caso, in queste ultime settimane di una campagna elettorale fondamentalmente «di nicchia», la tensione è stata alle stelle. Anche perché le Amministrative hanno cambiato geografie e volti di moltissimi territori solo una manciata di mesi fa (la tornata delle Comunali di giugno ha riguardato oltre due terzi dei paesi bresciani: 143, per l’esattezza). Non c’è stata dunque solo la «caccia aperta» al voto dei civici, ma anche il nervosismo nel decifrare la direzione delle preferenze nei Comuni in cui sono state inaugurate alleanze inedite (come a Carpenedolo, con l’asse Pd-Lega). L’epilogo è che a fare stare in pensiero candidati e segretari sono più di 9mila schede che, nei fatti, restano impietosamente «al buio» (almeno fino allo spoglio di questa sera). Cosa dicono gli «exit-poll» della sera prima? Di certo, il centrodestra punta ad eleggere nove consiglieri su sedici, mentre il centrosinistra ha lavorato per mettere a segno lo scacco del pareggio.

Le ambizioni

Per tutte queste ragioni, la posta (politica) in gioco è alta. E passerà anche dalle deleghe, soprattutto dopo l’intesa siglata quest’estate con la Regione, che ha conclamato il ventaglio di materie in capo al Broletto.

Chi vuole cosa? Al momento nessuno vuole scoprire le proprie carte: non solo per non farle vedere agli avversari della coalizione concorrente, ma anche per non farle decifrare agli alleati (ma rivali) interni. È chiaro però che le partite che fanno più gola sono sostanzialmente tre-quattro: territorio (c’è da scrivere il nuovo Piano territoriale di coordinamento provinciale, non proprio una quisquilia), ambiente, infrastrutture e (se il presidente deciderà di accorpare le due deleghe) il tandem formazione-edilizia scolastica. Tre (o quattro) temi, questi, che potrebbero essere spesi anche come trampolino di lancio per una eventuale corsa alla futura presidenza. Esattamente alla vecchia maniera.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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