Provincia, è il giorno di Moraschini tra negoziati e verdetti

Un epilogo sul destino maledetto di un governo in Provincia, che sembra proprio essere al centro di un fuoco incrociato di sabotaggi, di fatto ancora non c’è
Emanuele Moraschini, presidente della Provincia di Brescia - Foto New Reporter © www.giornaledibrescia.it
Emanuele Moraschini, presidente della Provincia di Brescia - Foto New Reporter © www.giornaledibrescia.it
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Ventiquattr’ore di ordinaria follia per la Provincia di Brescia, durante le quali – di telefonata in messaggio – si è paventato ogni scenario possibile e il suo contrario. La giornata di ieri ha fatto arrivare a sera i segretari provinciali di tutti i partiti parecchio ammaccati, dopo ore di conversazioni strategiche, incontri, sfuriate e trattative. Perché un epilogo, sul destino maledetto di un governo in Provincia che sembra proprio essere al centro di un fuoco incrociato di sabotaggi, di fatto, ancora non c’è. Non ufficialmente, almeno. Il che, visto come è andato lo storytelling di questi quattro mesi e mezzo di contrattazioni e negoziati, significa che il dado non è ancora tratto. E infatti oggi è il d-day dei vis à vis.

Il presidente Emanuele Moraschini avrà un gran da fare: non solo ci sarà un brainstorming sui desiderata che il centrodestra ha messo in fila e impresso su un documento (già redatto settimane fa, per la verità, e solo aggiornato ieri). Ma, tra falchi e colombe in azione, nel pomeriggio incontrerà anche i due segretari del centrosinistra rimasti seduti al tavolo della trattativa per capire se ci sono ancora le condizioni per mettere in atto le «larghe intese»: Michele Zanardi per il Pd e Marco Garza per Azione. Sul tavolo c’è la proposta diventata ormai una hit politica per quanto è stata ripetuta: due vicepresidenze, una per parte politica.

Verso il governissimo?

Palazzo Broletto, sede della Provincia di Brescia - Foto © www.giornaledibrescia.it
Palazzo Broletto, sede della Provincia di Brescia - Foto © www.giornaledibrescia.it

Come mai non si è arrivati ancora al dunque, nonostante ci sia chi ha sbottato per l’uno (apertura al centrosinistra) o per l’altro (governo di solo centrodestra) scenario? Perché per la verità i partiti, tutti, sono spaccati. In ogni componente c’è cioè qualcuno a cui un governissimo, in un ente di secondo livello che deve barcamenarsi con un bilancio risicatissimo e che deve «tenere per mano» gli amministratori, non dispiacerebbe affatto. Anzi. E poi ci sono i puristi: chi ha vinto prende tutto (decisioni scomode incluse). Al punto che di Brescia si è parlato – se non in vertici appuntati in agenda, almeno in conversazioni conviviali davanti a un pranzo – anche a livello regionale. Nell’ultimo miglio di una trattativa che pareva arrivata a destinazione, ad esempio, a mettersi di traverso è stata una parte di Forza Italia, che nello scenario della doppia vicepresidenza si sente messa da parte: ma come – è l’obiezione – il partito che ha incassato più preferenze, non ha la vicepresidenza e il Pd, che ha perso, sì.

Il parere di Adriano Paroli

Ma c’è anche chi in questa situazione ci si è trovato prima, da commissario: il senatore Adriano Paroli. «Non sto gestendo la vicenda, perché è compito della segreteria. Il mio pensiero però è noto: il presidente è stato eletto da entrambe le parti politiche e di questi anni di governo comune personalmente ho una valutazione positiva. Non è un caso se in molte Province ci sono maggioranze ampie: sono enti di secondo livello, il ruolo è essere la Casa dei Comuni, un aiuto per i territori. Per questo Moraschini, con ragionevolezza, ha aperto alla valutazione di continuare il lavoro iniziato: questo non toglie che la maggioranza sia di centrodestra. Se ci sono le condizioni per un lavoro efficace, se non ci sono visioni opposte sugli obiettivi, allora a guadagnarci è il territorio. Fa bene il presidente a riflettere con tutte le forze in campo, perché si allarga la maggioranza. Ma è chiaro che capire se queste condizioni ci sono – conclude Paroli – spetta a lui».

Quindi? Di fatto, in pole resta l’idea di un governo di centrodestra e l’aggiornamento del documento che riporta i desiderata della maggioranza ne è la riprova. Ma la porta a Pd e Azione non è ancora sbarrata del tutto. Quel che è certo è che il match decisivo si giocherà nel weekend, quando a riunirsi saranno anche le segreterie del centrodestra, a cui Moraschini ha chiesto una linea chiara. Sempre che non arrivi prima da Milano.

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