Peter Schneider: «Con Merz Germania e Ue più indipendenti dagli Usa»

Stefano Vastano
Lo scrittore plaude alla fine «dell’incantesimo del freno al debito: grazie al leader della Cdu finalmente è spezzato»
Friedrich Merz - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Friedrich Merz - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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«L’incantesimo del freno al debito, grazie a Merz, finalmente è spezzato». Parole di Peter Schneider, l’autore di «Il saltatore del muro» e «Gli amori di mia madre». Che in questa intervista esclusiva ci dà le sue valutazioni su Friedrich Merz, il leader della Cdu e cancelliere in pectore del nuovo governo a Berlino.

Cosa ne pensa del maxi-pacchetto da 1000 miliardi di investimenti varato il 18 marzo dal Bundestag di Berlino?

È una manovra pazzesca e comporta una svolta decisiva nella politica tedesca, sia per la Cdu di Friedrich Merz che per il nuovo governo di Berlino. Ma devo precisare che alcuni argomenti dei liberali della Fdp contro questo gigantesco pacchetto, in parte mi sembravano convincenti.

Si riferisce al fatto che le future generazioni dovranno ripagare i debiti che lo Stato contrae oggi?

Esatto. Il cancelliere in pectore Merz ha liberato ora mille ed oltre miliardi per infrastrutture ed armamenti, e i nostri figli e nipoti dovranno ripagarli. D’altra parte, il feticcio del «freno al debito» era un incantesimo malefico che stava congelando l’economia tedesca in una crescita-zero. Anche la Germania di Merz deve ora imparare, come tutte le altre nazioni d’Europa, ad investire di più in infrastrutture, in clima e difesa.

Peter Schneider
Peter Schneider

Lei è sempre stato a sinistra, posso chiederle per chi ha votato alle recenti politiche?

Io ho sempre votato per la Spd, ma con l’ex Kanzler Olaf Scholz il partito si era avvitato in una crisi epocale. E questa volta, anche a causa dell’estrema volgarità e bullismo della amministrazione Trump non potevo che votare per la Cdu. Merz mi sembra l’uomo giusto per ridare slancio alla politica ed economia tedesca.

C’è chi nutre qualche dubbio al riguardo, tanto è vero che la futura alleanza di Cdu e Spd è stata già ribattezzata «KleiKo», e cioè «la piccola coalizione»…

Certo, in questa coalizione la Spd è il partner di minoranza, ma il leader socialdemocratico Lars Klingbeil è alto 196 centimetri, solo 2 in meno di Merz. Scherzi a parte, l’importante è che con Merz il paese viva, come ha detto Franziska Brantner, la segretaria dei Verdi, «un nuovo momento-Adenauer»: un rilancio cioè dell’economia che, fra l’altro, sgonfi qui in Germania l’infiammazione estremistica.

Colpisce, in effetti, che alle elezioni la sinistra estrema di Die Linke abbia riscosso circa il 9 per cento dei voti…

Il centro della politica tedesca, fatto sinora di Cdu e Spd, Verdi e Fdp si è disciolto. Solo i due margini, l’estrema destra e sinistra hanno ripreso forza. Il 9 per cento dei voti a Die Linke significa che in Germania, dopo 40 anni di ex Ddr, c’è ancora gente che crede nella dannata utopia del comunismo!.

Più preoccupante ancora è che un tedesco su 5 abbia votato AfD: come se lo spiega?

In Germania est oltre la metà dell’elettorato ha votato per AfD. Ad oltre 30 anni dal crollo del Muro di Berlino dobbiamo accettare il fatto che all’est del Paese la AfD è il primo partito, e che l’esperimento della riunificazione delle due Germanie è fallito. Il «Muro nelle teste» dei tedeschi, espressione da me coniata, è ancora in piedi, anzi più alto che mai.

Cosa non ha funzionato nella riunificazione delle due Germanie?

I tedeschi dell’ovest, politici come industriali hanno promesso di tutto ai cosiddetti Ossi all’est, ma dando loro solo tanta disoccupazione e frustrazione. Queste sono esperienze che in Germania est si ereditano di generazione in generazione. Ed è drammatico che, all’est, la ex Ddr non si ritenga una dittatura, ma solo una società autoritaria. Anche per questo sino ad oggi sono tanti lì a sentirsi legati a Mosca e a Putin.

La Germania di Merz, al centro dell’Europa, sarà un elemento propulsivo nel nuovo rapporto strategico e militare con la Francia di Macron, l’Inghilterra di Starmer e la Polonia di Tusk?

L’Europa sta trovando le sue strade, sia in politica estera che della difesa per rendersi «più indipendente», come ha detto Merz, dall’America sempre meno democratica di Trump. In punto libertà e democrazia gli Usa di Trump non sono più un modello da seguire.

Anche perché negli Usa i democratici non pare che si riprendano dalla crisi, anzi…

I democratici americani hanno fatto gravi errori, puntando ad esempio con Kamala Harris in campagna elettorale tutto sul tema dell’aborto. La crisi economica, le paure della globalizzazione e le guerre di Putin: ecco i temi che noi democratici dobbiamo oggi affrontare, in Europa come negli Usa. Se non vogliamo lasciare queste paure della gente alla retorica dell’odio e nazionalismo delle nuove destre sovraniste.

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