Dossier rubati, l’indagato bresciano spiava il figlio e il fratello

La richiesta è diretta. Senza giri di parole. «Ho bisogno di materiale per rovinare la reputazione di mio fratello e di mio figlio. Non cose da socio o da Consiglio d’amministrazione. Mi serve altro».
Cos’è accaduto
È il 29 settembre 2022, siamo nella sala riunioni degli uffici milanesi della società Equalize. Imbottita di cimici piazzate dagli inquirenti. A parlare è l’imprenditore bresciano della Bassa, 67 anni, indagato nella maxi inchiesta sui dossieraggi che ha portato all’arresto di quattro persone, alla sospensione dal servizio di un poliziotto e di un finanziere, e all’iscrizione nel registro degli indagati di una sessantina di soggetti tra cui due bresciani: un hacker di Rodengo Saiano e appunto un imprenditore. Quest’ultimo arriva alla società milanese che avrebbe rubato migliaia di file segreti dalle principali banche dati nazionali, attraverso l’ex superpoliziotto Carmine Gallo, ora ai domiciliari. E il 2 gennaio 2023 pagherà una fattura da 30.500 euro per ottenere informazioni che sarebbero dovute rimanere coperte da segreto.
L’azienda
«Tutto è precipitato quando è arrivato mio figlio, perché mio fratello era socio al 50% ma il peso specifico era zero, gli facevo fare quello che volevo io. Mio figlio invece è stato gratificato da mio fratello, ha pensato di essere un genio e hanno fatto comunella»: così il bresciano inquadra la situazione nell’azienda di famiglia della quale ha il 30% di quote, oltre a un piede già in un’altra attività. Ed è a questo punto che i vertici della società milanese finiti sotto inchiesta illustrano al bresciano «le mosse per sviluppare una strategia che permetta di riprendere il controllo dell’azienda di famiglia».
Parole usate dai carabinieri nelle 3.385 pagine di informativa depositata a giugno 2024 e che ha portato la Procura di Milano a confezionare l’inchiesta. Oltre cento pagine sono dedicate alla vicenda dell’imprenditore della Bassa. «Gallo sintetizza i racconti dell’imprenditore con la volontà dei familiari di estrometterlo dalla società» scrivono gli inquirenti. «Il disegno del figlio e del fratello è quello di impossessarsi delle sue quote» sintetizza l’ex superpolizotto Gallo senza sapere di essere intercettato.
La strategia
Il bresciano interviene: «Impossessarsi delle mie quote no, secondo me, bloccare un po’ il mio progetto ma soprattutto bloccare che io torni, monetizzare il più possibile per cui dobbiamo avere tutte le armi per poterli rallentare, non dico ricattare che è una parola brutta, ma rallentare». Il bresciano è convinto che il figlio e il fratello vogliano vendere la società e che nel frattempo abbiano già ceduto sottobanco ad un gruppo canadese «parte del "know how" aziendale».
E così viene messa a punto una strategia: l’invio di lettere e mail anonime «in modo da creare un po’ di scompiglio in azienda».
Le mail vengono inviate attraverso un account con lo stesso nome dell’azienda bresciana fingendo che a scrivere sia un dipendente dello stesso gruppo della Bassa «che denuncia all’organismo di vigilanza delle irregolarità». Viene ipotizzato un presunto falso in bilancio. Mail anonime con il finto dominio vengono inviate anche al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «È l’ennesima riprova delle capacità informatiche del gruppo in grado anche di sostituirsi ai domini di posta istituzionali o aziendali riconosciuti operando in totale anonimato e sicurezza anche interagendo con i massimi organi dello Stato al fine di ottenere il loro illecito guadagno» si legge nelle carte dell’inchiesta.
L’effetto delle mail
E il primo effetto delle mail e delle lettere anonime è immediato: «Emerge la riuscita dell’attività d’interferenza del gruppo nei confronti della compagine societaria bresciana dato che il 18 ottobre 2022 cambia la carica di presidente del Consiglio d’amministrazione dell’azienda bresciana. Carica che va al figlio dell’imprenditore che ha disposto i dossieraggi».
Però pare non bastare. Gli inquirenti riferiscono infatti nell’informativa: «Il bresciano chiede agli interlocutori d’intervenire anche sul tema comunicazione\media\stampa per appannare la reputazione pubblica del figlio». L’obiettivo pare essere quello di rimettere le mani sull’intero pacchetto azionario della compagine di famiglia. Ed evitare la presunta cessione ad un gruppo canadese.
I soci di Equalize «illustrano le molteplici soluzioni a loro disposizione per far sì che i canadesi non comprino l’azienda. Gallo – scrive chi indaga – fa capire che loro potrebbero fornire della documentazione ai canadesi per fare in modo che interrompano la trattativa».
Dossier illecito
La società di cyber sicurezza accede ai conti del fratello dell’imprenditore bresciano e racconta di aver scoperto la presenza di quasi dieci milioni di euro provenienti dall’estero. «Sono i soldi della vendita del know how aziendale» viene riferito al 67enne della Bassa. Che a questo punto, «avendo evidentemente intuito l’illecita provenienza del dossier» chiede come può utilizzare il materiale. «Gallo cerca di spiegare, senza svelare troppo, il metodo di “mimetizzazione dei dati” o di simularne l’origine lecita». Non è chiaro se i dieci milioni siano mai realmente esistiti. L’imprenditore però non si fida, chiama in causa il suo commercialista che dubita della veridicità dei dati raccolti. E agli atti finisce un dialogo tra i Vertici della Equalize: «Secondo il commercialista la tesi che abbiamo dato è completamente sbagliata, non è vero nulla». Servirebbero altre verifiche, ma il bresciano quasi si arrende e capisce di non poter utilizzare alla luce del sole il dossier acquistato.
La chiusura del caso
A marzo 2023 – a lavoro già pagato – l’imprenditore bresciano che nel frattempo ha creato una sua azienda parla al telefono con Carmine Gallo. «Come vanno le mie cose? Ti dico una cosa che ho maturato tempo fa. Voglio vendere le mie quote dell’azienda di famiglia. Io ho detto a loro (il fratello e il figlio, ndr) che voglio una cifra che non è quanto valeva prima ma che non è nemmeno quello che offrono adesso» è lo sfogo del bresciano.
Risultato finale: i due fratelli si sono divisi, nessun gruppo canadese è arrivato nella Bassa.
E nessun falso in bilancio è stato accertato a carico dell’azienda al centro del caso di spionaggio. L’unico indagato è chi ha commissionato i dossier.
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