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Quel che boschi e prati camuni passano al convento

Ruggero Bontempi
«I nomi dialettali dei vegetali spontanei di interesse alimentare»: Enzo Bona offre una fotografia da manuale della dispensa naturale che cresce in Valle Camonica
La raccolta delle castagne è una pratica atavica che ha «lenito» i morsi della fame per generazioni
La raccolta delle castagne è una pratica atavica che ha «lenito» i morsi della fame per generazioni
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La Comunità montana di Valle Camonica, in qualità di ente gestore della Riserva della Biosfera «Valle Camonica-Alto Sebino», ha recentemente presentato un nuovo contributo per la creazione di un atlante della biodiversità del bacino superiore del fiume Oglio.

Oggetto di quest’ultima ricerca, e titolo del volume che la presenta, sono «I nomi dialettali dei vegetali spontanei di interesse alimentare». La divulgazione mediante un libro dei risultati ottenuti permette di diffondere allo stesso tempo conoscenze botaniche e contenuti culturali, storici e note tradizionali del territorio camuno e degli ambiti limitrofi.

Il lavoro

L’autore è Enzo Bona, dal 1998 curatore dell’attività botanica del Parco dell’Adamello e autore di numerosi articoli scientifici. Questo suo ultimo lavoro contribuisce a mettere in evidenza alcuni dei molteplici valori che le superfici boschive, prati e pascoli presenti sulle montagne, regalano all’uomo. Allontanandosi talvolta di soli pochi passi da un sentiero si possono trovare fiori, funghi, tuberi, radici, erbe, licheni, frutti e germogli.

Questo patrimonio di risorse naturali ha costituito un tempo, nel cammino dell’uomo, un fattore essenziale per la sua sopravvivenza. Nel corso della storia il rapporto con il cibo si è evoluto, e collabora oggi anche a tracciare alcuni tratti distintivi del profilo identitario di un territorio, così come accade in maniera analoga con le espressioni dialettali.

La lettura di una mappa topografica o di una carta escursionistica mostra ad esempio, nelle zone considerate dalla ricerca, la diffusione di «Cerreto» (da cerro, Quercus cerris), «Saletto» (dal genere Salix), «Castagnolo» (da castagno, Castanea sativa), o ancora delle varie valli «Paghera» (da abete rosso). Bona si è concentrato sulle specie alimurgiche, ovvero quelle di interesse alimentare, un centinaio tra i 2.300 vegetali distribuiti nell’ambito geografico considerato.

Le informazioni

Nella raccolta di informazioni sono state coinvolte anche persone anziane, custodi di fitonimi che contribuiscono a identificare luoghi geografici. Sono oltre cento ad esempio i nomi dialettali riportati per identificare il ginepro comune (Juniperus communis), le cui bacche vengono utilizzate per aromatizzare la carne e per preparare di liquori, e una trentina quelli diffusi per citare i frutti del lampone. Talvolta la differenza è marcata da un semplice accento o da una vocale aspirata, delicate marcature locali cresciute in un diffuso sapiente utilizzo delle risorse offerte dalla natura.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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