Tutte le incognite degli F16 arrivati a Kiev

Gli ucraini fanno i conti con addestramento, logistica e manutenzione. Se usati con pianificazione attenta, i caccia creeranno fastidi ai russi
Uno dei primi F16 ucraini con un pilota (la cui identità viene celata) © www.giornaledibrescia.it
Uno dei primi F16 ucraini con un pilota (la cui identità viene celata) © www.giornaledibrescia.it
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I primi sei caccia F16, di provenienza olandese, sono stati consegnati all'Ucraina. Annunciati come in arrivo ben più di un anno fa, questi aerei sono sempre stati presentati da una vasta platea di mezzi di informazione come «asso nella manica» per Kiev.

La realtà, però, non è diversa da quella dei carri armati occidentali che nella narrazione avrebbero dovuto fare la differenza nella sin troppo annunciata controffensiva ucraina: abbiamo visto come è finita. Attaccando in ritardo zone pesantemente difese, le formazioni corazzate di Zelensky hanno subito perdite pesantissime, lasciando sul campo oltre a migliaia di soldati anche i tanto decantati carri Leopard, Challenger e Abrams (che gli Usa si sono affrettati a «sospendere» per non vederne le carcasse esposte sulla Piazza Rossa). C’è da sperare che la lezione sia servita, anche perché nel frattempo la pressione russa non è affatto diminuita.

A inizio guerra l’Aeronautica ucraina contava su circa 120 tra Mig 29, Su 24 e Su 27 (ingegnosamente adattati anche all’uso di armi occidentali, come i missili aria terra Storm Shadow): almeno 60 di questi sono andati persi in combattimento e con essi purtroppo spesso anche i piloti, tutti molto esperti.

Il presidente ucraino Zelensky durante un'ispezione alla fortificazione nella regione Volinia - Foto Ansa7Epa/Presidential press service © www.giornaledibrescia.it
Il presidente ucraino Zelensky durante un'ispezione alla fortificazione nella regione Volinia - Foto Ansa7Epa/Presidential press service © www.giornaledibrescia.it

Proprio quello dei piloti è il nodo vero dell’affare F16. Quelli sinora addestrati o che si stanno addestrando sono tutti giovani, con poca dimestichezza con l’inglese (lingua alla base dell’avionica del caccia) e nessuna prontezza al combattimento. Dopo le fasi di volo basico e avanzato in Gran Bretagna e Francia su altri aerei, sugli F16 li addestrano americani e danesi: entro il 2024 saranno solo 20, in condizione operativa iniziale (si pensi che i piloti Nato generalmente sono «combat ready» dopo almeno 500 ore di volo, oltre due anni, su aerei che conoscono benissimo).

Gli F16 saranno forniti da Olanda, Belgio, Danimarca e Norvegia, che progressivamente li sostituiranno con gli F35, e non saranno più di 80 da qui a fine 2028 (destinati probabilmente così a costituire l’ossatura della futura aviazione di Kiev).

Non cambieranno le sorti della guerra, ma, se usati con pianificazione attenta, creeranno fastidi ai russi (enormemente superiori per numeri) tenendo a qualche decina di chilometri dal confine i loro cacciabombardieri o distruggendo in volo droni e missili da crociera. È improbabile però che si assista a frequenti duelli aria-aria (che peraltro in caso di abbattimento di un F16, tutt’altro che improbabile, farebbero assai comodo a Mosca): i russi, che per di più dispongono di un’antiaerea di prim’ordine, punteranno soprattutto a distruggere gli F16 a terra, colpendone le basi (pare che alcune siano in allestimento sottoterra).

Gli F16 per l’Ucraina sono in versione AM/BM 15 Mlu: hanno 40 anni sulle ali, ma sono stati ammodernati e ben manutenuti nei Paesi Nato. Proprio la logistica sarà l’altro problema: l’F16, infatti, necessita di 18 ore di manutenzione per ora di volo con uno staff di 10-15 tecnici, che han bisogno di anni di formazione (da 5 a 8 per i migliori negli Usa). Il caccia, poi, aspira dalla presa d’aria qualsiasi cosa (danneggiando il motore) e quindi usa solo piste pulite (non certo standard in Ucraina). Perciò è facile immaginare che anche «contractors» tecnici occidentali opereranno sul posto.

A peggiorare quello che è un vero incubo logistico si sono aggiunti poi Macron, che ha annunciato di voler donare all’Ucraina (non prima però di un anno) alcuni Mirage 2000-5 e la Svezia, che potrebbe fornire una dozzina di ottimi Gripen C/D (adatti alle piste ucraine): sono però altri aerei diversi, che aggraveranno i citati problemi addestrativi e manutentivi.

Kiev ha comunque disperato bisogno di aerei da caccia moderni in grado di usare armamenti occidentali: ma gli F16 non saranno l’ennesima annunciata «wunderwaffen», arma meraviglia destinata a ribaltare le sorti di un conflitto.

Infine è curioso notare che, per una strana pruderie, l’Italia, che ha scuole di volo di alto livello, pur fornendo a Kiev artiglieria e missili non ha mai offerto formazione ai piloti ucraini: eppure sarebbe un eccellente viatico per i rapporti con la futura Ucraina, che, si spera al più presto, andrà ricostruita e riequipaggiata.

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