Regno Unito, il no degli agricoltori a nuove tasse

È noto anche in Italia che il passaggio dall’opposizione al governo presenta per ogni partito il grave problema di realizzare o disattendere le promesse fatte in campagna elettorale.
L’attuale governo laburista britannico si trova proprio in tale fase: dopo la vittoria alle elezioni politiche del luglio scorso, le decisioni adottate in quattro mesi, soprattutto sul piano economico, stanno scontentando molta parte dell’opinione pubblica nazionale.
Di recente, gli agricoltori della National Farmers’ Union (NFU) hanno accusato il governo Starmer di aver scatenato una guerra di classe, adottando misure di bilancio definite «una pugnalata alla schiena» in occasione di una recente manifestazione di centinaia di agricoltori recatisi a Londra per fare pressioni sui loro parlamentari locali. Secondo il presidente della NFU, Tom Bradshaw, l’aumento delle tasse di successione, le modifiche ai contributi previdenziali nazionali, le tasse sul sistema di vendita al dettaglio faranno aumentare i prezzi dei prodotti alimentari. Più in particolare, è stato fatto notare che, se in passato le aziende agricole e commerciali avevano diritto a una esenzione del 100% sulla imposta di successione, ora essa viene posta su aziende agricole di valore superiore a 1 milione di sterline, inducendo i proprietari a indebitarsi per rilevare le aziende dai propri parenti o a prendere in considerazione la vendita delle proprie terre a multinazionali dell’agricoltura.
Le proteste riguardano gli agricoltori di tutto il Regno Unito, Irlanda del Nord compresa, con l’intento dichiarato di costringere il governo laburista a tornare al tavolo delle trattative. In effetti, diversi parlamentari laburisti eletti in circoscrizioni rurali hanno espresso il proprio scontento ma solo in privato, per disciplina di partito. Il Primo ministro, Starmer, ha detto ai giornalisti presenti al recente G20 di Rio de Janeiro che l’approccio del governo era equilibrato, volto a trovare i fondi necessari per finanziare i servizi pubblici, invitando gli agricoltori a riflettere che il denaro raccolto con le tasse è necessario per sostenere le scuole e gli ospedali nelle comunità rurali. Starmer ha assicurato di non voler scatenare una guerra di classe contro i più ricchi, ma di dover anche, nel contempo, colmare il buco di bilancio lasciato dal precedente governo tory.
Dal canto suo, il Segretario all’Ambiente, Steve Reed, ha detto che gli agricoltori manifestanti a Londra si sono sbagliati nel valutare l’impatto che le imposte avranno su di loro, le loro famiglie e le loro proprietà, confidando che l’opinione pubblica nazionale troverà ragionevole che persone con beni multimilionari paghino una adeguata imposta di successione.
Al momento attuale non è chiaro quale sia l’opinione complessiva dei britannici. È probabile che, nel caso in cui i prezzi dei prodotti agricoli al dettaglio dovessero davvero aumentare, essi ne incolperanno i laburisti; ma solo il tempo chiarirà il punto. Nel frattempo si sarà altresì precisato se anche nel Regno Unito si stiano radicando dinamiche politiche (scontro tra centri cittadini e periferie, non solo agricole) simili a quelle che si sono diffuse negli Stati Uniti.
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