Francesco, l’ecologia e la cura del creato come impegno evangelico

Già Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI avevano manifestato preoccupazioni per «la violenza dell’uomo sulla creazione»: Francesco parla addirittura di terza guerra mondiale
Papa Francesco con un gruppo di persone indigene - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Papa Francesco con un gruppo di persone indigene - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
AA

«Siamo in una terza guerra mondiale, ma combattuta a pezzi»: era il 2014 quando papa Francesco descrisse con lucidità profetica dove stavamo andando. Con altrettanta lucidità profetica stava elaborando la sua seconda enciclica, «Laudato si’», pubblicata il 24 maggio 2015, pietra miliare, non solo nella storia della Chiesa.

Per il Papa venuto da «quasi la fine del mondo», i due fenomeni – i pezzi della guerra mondiale che iniziavano a saldarsi e la crisi ambientale del pianeta – sono intimamente legati e assieme vanno affrontati. Non separate o negate, fino a giungere al cupo caos dei nostri giorni. Sapeva che forte era il rischio d’una lettura idealistico-poetica sull’onda dell’incipit francescano: «Laudato si’ Signore per sora nostra madre Terra». Oppure il prevalere d’una visione esclusivamente ambientalista. Con franchezza mette subito le cose in chiaro: «Non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente per ascoltare tanto il grido della Terra quanto il grido dei poveri». Quella che Francesco propone non è una visione ideologica, ma di fede e di speranza, una visione globale e integrale «vissuta con gioia e autenticità», dove «tutto il mondo è intimamente connesso».

Bergoglio riprende un cammino che nella Chiesa aveva iniziato Paolo VI e proseguito Giovanni Paolo II e Benedetto XVI: più volte avevano manifestato preoccupazioni per «la violenza dell’uomo sulla creazione». Una maggiore conoscenza della natura, grazie alla scienza, e il crescente (a volte forsennato) consumo delle risorse del pianeta ponevano in risalto la questione biblica del creato affidato alle cure dell’uomo. Siamo custodi, non padroni: la centralità della persona umana non giustifica ogni sua azione e pretesa.

Papa Francesco compie un passo decisivo: la custodia del creato diventa parte integrante dell’impegno evangelico per i più poveri. L’amore per la Terra, per le radici e per gli ultimi è un filo conduttore solido nel suo progetto. Anche perché nessuno come i più deboli e gli emarginati paga a caro prezzo le conseguenze degli scempi che stiamo compiendo.

L’attenzione del pontefice per l’ambiente viene da lontano, frutto delle sue radici familiari contadine piemontesi, della sua attività pastorale in America Latina, della vicinanza alle popolazioni indigene che ha avuto nel Sinodo sull’Amazzonia forse la sua massima espressione. Impegno che non è mai venuto meno e che si è consolidato nel dialogo con i potenti del mondo. «Laudato si’» è l’analisi più lucida e di lungo respiro dell’ultimo secolo proprio perché è un testo sociale ancor prima che culturale e ambientalista. Analizzare «quello che sta accadendo nella nostra casa» e spiega come la crisi ecologica abbia una «radice umana». Al centro della questione vengono messi «i guasti del paradigma tecnoeconomico». «Le nuove forme di potere che derivano dalla tecnologia» sono la leva che aziona la macchina dello sfruttamento delle risorse: chi è più potente è più rapace. L’accumulo di pochi aumenta le ingiustizie per molti. Come porvi rimedio?

Papa Francesco pone l’accento sul dialogo come metodo e indica alcune prospettive essenziali: è necessario un dibattito sincero e onesto, che la politica, sia a livello internazionale che a livello locale, si faccia carico della proprie responsabilità, e soprattutto è indispensabile intraprendere uno stile di vita ed un’organizzazione economica che superino la cultura dello scarto.

L’enciclica ebbe una serie di reazioni positive, nell’immediato. Favorì l’accordo seguito alla Conferenza di Parigi e una crescente sensibilità per la cura dell’ambiente, cogliendo appieno lo spirito del tempo. Ora invece questi temi stanno incontrando resistenze forti e contrarie.

Chi ricorda più che ieri era la Giornata mondiale della Terra? Le guerre – in armi o in altri modi – stanno minando alle fondamenta l’impostazione ecologica e sociale che ispira l’enciclica. Più armi e meno green. Chi si rafforza vince, gli altri... Papa Francesco fino all’ultimo giorno ha indicato una via diversa. Sosteneva che il pastore deve vivere con il gregge, coglierne gli umori e assumerne gli odori. Lui lo ha sempre fatto, non solo quando andava nelle periferie, fra i migranti o nelle carceri, ma anche quando affrontava i temi dell’economia, della scienza, della letteratura, della rivoluzione tecnologica e dell’intelligenza artificiale.

Ha sempre avuto grande attenzione, spesso anche simpatia, per quelli che stanno in testa, a fare da battistrada, ma neppure per un attimo ha pensato che la loro avanzata giustificasse l’abbandono di qualcuno degli ultimi della fila.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

Icona Newsletter

@News in 5 minuti

A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.