Mosca avanza piano, Kiev punta su blitz a effetto: nessuno vince

L’avanzata russa non è travolgente, ma è costante: nel 2025 la conquista di territori è stata infatti sempre superiore al 2024. La diplomazia deve serrare i tempi
Il presidente russo Vladimir Putin - Foto Epa/Alexander Kazakov © www.giornaledibrescia.it
Il presidente russo Vladimir Putin - Foto Epa/Alexander Kazakov © www.giornaledibrescia.it
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Pochi giorni fa Londra ha ammesso che un suo soldato è morto in Ucraina, in una zona lontana dal fronte, mentre forniva assistenza a un sistema antiaereo. Non è certo una novità: dal 2022 operatori e conctractor occidentali affiancano Kiev per gestire i diversi armamenti forniti. Ma è la prima volta che una capitale europea lo ammette: diplomaticamente è un autogol, ma lo scopo, politicamente rischioso, potrebbe essere predisporre all’idea che altri britannici possano cadere in Ucraina.

Mentre i Paesi Ue, infatti, cercano di mediare in primo luogo con gli Usa una via d’uscita accettabile per Kiev, il conflitto non conosce pause. La situazione è sempre più difficile per gli ucraini, a corto di soldati e supportati con minore continuità dall’Europa.

L’armata russa concentra gli sforzi nel Donbass, meno del 20% del quale è ancora in mano ucraina. Al di là delle narrazioni, Pokrovsk è perduta, completamente circondata e i russi rendono impossibile evacuare o rifornire i pochi ucraini forse ancora asserragliati in qualche rione.

Identica sorte per la vicina Myrnograd, in cui un migliaio di ucraini sono destinati a soccombere anche perché Mosca non si fa scrupolo a radere al suolo interi quartieri con bombe d’aereo plananti di tre tonnellate. Gli stessi video ucraini mostrano sulla via per Myrnograd cimiteri di veicoli che tentavano di portare aiuti e sono stati eliminati da droni e artiglieria.

Problematica è anche la situazione attorno a Hulyaipole, ultimo ostacolo all’aggiramento di Zaporizhzhia dal lato meno difeso: qui i russi han preso anche la cittadina di Warwarovka, sull’autostrada Hulyaipole – Pokrovske (quasi omonima di Pokrovsk, sulla direttrice per Kramatorsk).

Kiev combatte però ancora validamente e in questi giorni ha inflitto duri colpi all’armata russa: il 12 dicembre, infatti, ha riconquistato nella regione di Kharkiv larga parte di Kupiansk (dove si è recato anche Zelensky postando un video che lo ritrae in città), creando imbarazzo a Putin che pochi giorni prima ne aveva dato la caduta come «imminente».

Ma certo maggior imbarazzo a Mosca l’ha creato l’audace azione messa a segno dai servizi segreti ucraini nel porto russo di Novorossiysk, a centinaia di km dal fronte: è stato colpito, infatti, con un drone subacqueo, un sottomarino classe Kilo alla fonda.

Un sottomarino russo colpito da un drone subacqueo
Un sottomarino russo colpito da un drone subacqueo

Ed è quasi incredibile che i servizi di Kiev siano anche riusciti a ridirigere una telecamera della base che inquadra esattamente il momento dell’esplosione. Il sottomarino è stato solo danneggiato, ma il video, diventato virale, ha inferto un colpo d’immagine durissimo al Cremlino.

L’Ucraina, però, non ha alcuna possibilità di invertire le sorti della guerra e anche le pressioni del capo di stato maggiore Syrsky per la mobilitazione generale tra 18 e 24 anni rischiano di essere tragicamente inefficaci, vista anche la mole di diserzioni e fughe all’estero.

Cessati i rifornimenti degli Usa (che però garantiscono ancora a Kiev l’intelligence satellitare) gli aiuti Ue sono calati verso fine 2025: Kiel Institute rileva infatti che a fronte della media di 41,6 miliardi erogati ogni anno tra il ‘22 e il ‘24, nei primi dieci mesi ne sono stati stanziati solo 32,5.

I maggiori donatori sono Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia; Parigi, Berlino e Londra hanno aumentato le loro quote, mentre Roma, la cui parte era già poco più che simbolica nella media Ue, l’ha ridotta del 15% nel 2025 (dando una misera connotazione alle nostre incessanti polemiche interne e alle pretese di peso internazionale). Madrid addirittura nel 2025 non ha erogato un euro.

L’avanzata russa non è travolgente, ma è costante: nel 2025 la conquista di territori è stata infatti sempre superiore al 2024. Certo, prendere Kramatorsk e Sloviansk richiederebbe moltissimi mesi di duri combattimenti e anche per questo Putin (che non potrà reggere in eterno l’economia di guerra e che a conflitto finito dovrà fare i conti con centinaia di migliaia di reduci) insiste sul ritiro degli ucraini da tutto il Donetsk.

La diplomazia deve però serrare i tempi: un poco auspicabile crollo del fronte specie nel settore di Zaporizhzhia (alle cui spalle non ci sono difese) costerebbe infatti perdite di territorio tali da rendere forse precario anche il futuro dell’Ucraina come entità statuale.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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