La «limerenza», tormento ed estasi di un amore irraggiungibile

Avete presente le pene d’amore di Dante per Beatrice? Del Petrarca per Laura e di Leopardi per Silvia? I dolori del giovane Werther di Goethe? Le sofferenze del Konstantin Levin di Tolstoj? La follia di Heathcliff in Cime Tempestose? Quel desiderio ostinato, struggente rivolto a chi neppure quasi si conosce e, soprattutto, non corrisponde gli «amorosi sensi»? Ecco a questo stato dell’anima, a questa attrazione ossessiva e totalizzante verso una persona irraggiungibile, la psicologa Dorothy Tennov, negli anni Settanta, ha dato un nome romantico dall’etimo controverso: The Limerence.
Nella Limerenza (una delle tante stranezze dei cablaggi del nostro cervello o del nostro cuore), la persona desiderata diventa il centro unico dei pensieri, dei sogni, delle speranze del limerente che vive in uno stato emotivo totalizzante nel quale un silenzio può pesare come un verdetto devastante ed un semplice sorriso illuminare intere giornate. Uno stato d’animo (in continua iperstimolazione) che può durare anche anni (Tennov stimò che la durata media della limerenza potesse essere di circa tre anni ma in casi estremi anche diversi decenni) purché restino invariate le condizioni essenziali: l’indifferenza e l’irraggiungibilità dell’oggetto amoroso; la «fantasticazione», per dirla alla Celati, idealizzante.
ùSe la relazione dovesse concretizzarsi, la Limerenza e l’interesse ossessivo cesserebbero immediatamente, quasi siano mosse da un perverso meccanismo di autoprotezione interiore per paura di un’intimità reale. Per fortuna nostra, la narrativa romantica e preromantica celebrava questi stati d’animo come sinonimo di profondità di sentimenti e la potenza trasformativa di quel desiderio insoddisfatto ha consentito la nascita di pagine letterarie immortali che hanno messo in luce, in modo poetico, gli aspetti tipici della limerenza: la dilatazione del tempo emotivo popolato da attese interminabili, picchi di euforia che si consumano in un istante lasciando posto a disillusioni repentine. Il tempo reale frantumato dal tempo irreale di un desiderio senza speranza.
Pensieri intrusivi che invalidano ed interferiscono con la vita quotidiana del limerente che vive in una costante rilettura della realtà alla ricerca di segni, conferme o smentite di una palese, inesistente, reciprocità dentro ad oscillazioni emotive radicali. Sublime o pericoloso? La psicologia moderna mette in guardia dai rischi: ansia, dipendenza, perdita di equilibrio. Gli effetti fisiologici di questo stato cognitivo portano ad uno status di costante prostrazione mentale, con picchi di intensa estasi e ricadute repentine nella disperazione più nera.
Il soggetto che lo sperimenta è spesso una persona molto sensibile, tendente al pensiero ruminativo, con stili di attaccamento deviati. In ogni caso ciò che emerge è la potenza trasformativa del sentimento: forza creatrice e al tempo stesso confine sull’abisso. La Limerenza – tormento ed estasi – non è altro che una delle forme più radicali entro le quali l’essere umano sperimenta la propria costante, quasi scientifica, vulnerabilità affettiva. «Amantes amentes» ammoniva Lucrezio.
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