La distanza tra chi amministra e chi fa politica

«C’è una Lega della politica e c’è una Lega di chi amministra», sostiene il governatore veneto Luca Zaia per spiegare le evidenti incongruenze fra i conduttori del Carroccio. Ma la divaricazione è assai più generale, trasversale e diffusa della singola forza politica, anche se a vincere le elezioni sono i sindaci, quando li candidano. La dimostrazione si è avuta nei giorni scorsi rispetto all’assemblea dell’Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni, a Torino. Erano schierati oltre 16mila fra sindaci e amministratori, tanto da far dire al presidente della Repubblica Sergio Mattarella che quella era una «magnifica rappresentazione dell’Italia».
Ma l’attenzione dell’opinione pubblica è stata subito dirottata sul braccio di ferro per chi sarebbe stato il nuovo presidente, dopo il barese Antonio Decaro. E una volta stabilito che era quello di Napoli, Gaetano Manfredi, la presa di coloro che vanno alla ricerca della polemica quotidiana si è presto esaurita nell’intravvedere tra le righe del saluto di Mattarella qualche accenno critico all’Autonomia differenziata.
In Stato-Città. Approvato Fondo solitarietà Comunale 2025. In Legge di bilancio, il presidente Anci @GaeManfredi ha ribadito necessità attivazione confronto su proposte dei sindaci: da revisione modello perequazione a vincolo assunzioni personale
— comuni_anci (@comuni_anci) November 28, 2024
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Senza cogliere invece che il presidente, quando diceva che i Comuni sono «emblema di diversità, libertà e unità», voleva dire anche che ai Comuni si attaglia davvero lo slogan scelto dall’Anci: «Facciamo l’Italia giorno per giorno». Che essi siano il luogo della convivenza sociale e civile lo aveva già spiegato Alexis de Tocqueville nel sostenere che al contrario degli Stati (e le nazioni, per chi preferisce questa versione) che sono organizzazioni degli uomini, i Comuni li ha creati Dio perché «il Comune è popolo». Così è, nella concretezza dei fatti. «Non c’è un solo tema dell’attualità italiana che non veda ogni giorno i sindaci chiamati in causa», ha scritto Roberto Pella, presidente vicario, alla vigilia dell’assemblea di Torino.
Dalla partecipazione dei cittadini nella vita di paese e quartiere alla burocrazia e l’innovazione tecnologica, dalla sicurezza alla cura delle persone, dalla salute alla casa, dalla migrazione all’integrazione, dalla natalità alla famiglia, dalla viabilità ai trasporti, dall’ambiente allo sviluppo sostenibile, dall’energia alle diversità territoriali, dalle risorse all’indebitamento... Non c’è questione che non passi per il Municipio.
E i Municipi si trovano a misurarsi con le rispettive dimensioni, quelli piccoli con lo spopolamento, quelli grandi con l’affollamento, quelli isolati con l’esodo e quelli turistici con l’assedio, a loro volta tutti con risorse inadeguate e da riorganizzare. I Comuni sono anche il luogo di ricaduta dei problemi centrali. Ad essi vengono affidati compiti nuovi e al tempo stesso vengono chiesti sacrifici per ridurre la spesa pubblica. Vincoli di stabilità crescenti per i bilanci, mentre il blocco del turnover ha loro tolto il 30% del personale negli ultimi dieci anni. E ogni anno la legge finanziaria si trasforma per gli enti locali in una sorta di imprevedibile lotteria.
“Sulla manovra serve il contributo di tutti, anche del comparto degli enti locali”, Ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti @MEF_GOV pic.twitter.com/ydVb7oqwzU
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Servirebbe invece un poco di stabilità nelle risorse e nelle regole. È quanto i Comuni contano di chiedere con una Agenda (l’ha sollecitata anche il Governo) con tanto di priorità. In testa sta la tanto attesa revisione del Tuoel, il testo unico dell’ordinamento degli enti locali, dopo 24 anni di andamenti oscillanti. Si dice che il testo nuovo sarebbe pronto e condiviso, ma nel frattempo nuove norme si sono affastellate sul fronte delle Regioni con l’eventuale autonomia, sul versante delle Province il cui futuro è in fase di stallo, e sulla finanza locale. Quindi l’idea che il Tuoel possa rientrare presto nell’agenda del Governo pare solo un’ottimistica speranza.
Forse proprio da questa irriducibile distanza fra chi amministra, guardando ai bisogni di persone e famiglie, e chi gioca sullo scacchiere della politica alla ricerca di potere sta la ragione della distanza fra le istituzioni e i cittadini che in massa disertano le urne. Non a caso il presidente Mattarella – ancora una volta da lui parole di saggezza – affida ai Comuni di «avere cura della partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, farla crescere perché è un simbolo di buona condizione di salute per l’Italia».
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