La democrazia tedesca ha bisogno di nuovi anticorpi

La possibile soppressione del partito filonazista AfD da parte del Tribunale costituzionale federale potrebbe rispondere, secondo le accuse, ai criteri fissati dall’articolo 21 comma 2 della Carta fondamentale della Germania: «I partiti che, per loro finalità o per il comportamento dei loro aderenti si prefiggono di attentare all’ordinamento costituzionale democratico e liberale o di sovvertirlo, o di mettere in pericolo l’esistenza della Repubblica federale tedesca sono incostituzionali».
I problemi sollevati da questa situazione sono almeno tre:
1) non è detto che le accuse, frutto di un’indagine approfondita, siano riconosciute meritevoli di un seguito così drastico (va però ricordato che già nel 1956 la Germania soppresse con lo stesso meccanismo il Kpd, partito comunista di Germania, quindi la norma è, per così dire, «bipartisan»);
2) non è scontato che, come già accaduto in Romania con la decadenza di uno dei candidati alla presidenza (il filorusso Georgescu) non si presenti un altro soggetto politico (in Romania è arrivato al ballottaggio un candidato, Simion, esattamente in linea con l’escluso) che aggiri la norma e riproponga il problema;
3) non sembra impossibile che, sull’ondata del sostegno americano e dell’intera ultradestra occidentale, l’AfD non reagisca in modo – diciamo così – «risoluto»: i fatti del 2021 di Capitol Hill ci insegnano che tutto è possibile, ormai. Potrebbe inoltre essere possibile – dopo lo scioglimento – un’infiltrazione del partito democristiano tedesco da parte di elementi dell’AfD. Senza contare che i social sono una macchina da guerra e che, soprattutto se supportati da potenze straniere, possono esercitare sull’opinione pubblica tedesca un’influenza estremamente nociva. E c’è un problema sollevato da ambienti che probabilmente hanno almeno una «non antipatia» nei confronti dell’AfD: si può espellere dalla politica un partito che nei sondaggi è al primo posto e alle elezioni si è piazzato al secondo? Questa è la critica più facile da smontare, anche perchè mostra i limiti di una certa strumentalità.
La democrazia deve avere gli anticorpi per difendersi da chi la vuole mettere seriamente in discussione, ma se non ne ha abbastanza deve ricorrere a strumenti d’emergenza (nel caso tedesco, già attuati col piccolo partito comunista e previsti dalla Costituzione della Germania) che non stiano a guardare il numero dei voti raccolti dal partito sotto inchiesta e nemmeno a farsi impaurire dai suoi sponsor (non solo americani; a proposito, va detto che le ingerenze durante la campagna elettorale tedesca e in questi giorni sono inammissibili per uno Stato libero come la Germania, che non deve e non può prendere da nessuno ordini mascherati da consigli). Alle elezioni tedesche del marzo 1933, il partito nazista di Hitler ebbe la maggioranza relativa dei voti, col 43,9%; ciò vuol dire che il 56% dei tedeschi non voleva il futuro dittatore.
Oggi, però, le maggioranze relative diventano per magia assolute e il fatto di aver vinto le elezioni assicura un fantomatico «salvacondotto» che permette l’immunità rispetto a tutto (lo si è visto anche in passato: il popolo mi vuole, nessuno mi può condannare e nemmeno ostacolare). Lo si vede anche oggi con gli Usa che si stanno trasformando in una «proto-democratura» (almeno nelle intenzioni di Trump) nella quale chi ha vinto prende tutto e per sempre (il presidente americano già parla di un terzo mandato che la Costituzione gli vieta, ma dice di non sapere se deve rispettarla).
La crisi del parlamentarismo e le difficoltà delle democrazie occidentali di fronte alle contingenze economiche e sociali alimentano la ricerca dell’uomo forte e del partito guida, ma si tratta di un gioco pericoloso. Anche associare questi partiti al governo – come più o meno si fece in Italia nel 1922, nel tentativo di ammorbidire il fascismo – finiscono quasi sempre male. Comunque vada in Germania, bisogna a nostro avviso tenere presente che la democrazia può ammalarsi e morire, perciò deve potersi curare – senza scuse – prima che sia troppo tardi.
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