La coppia tra meccanismi di replica ed evoluzione

«Senti, ma spiegami un po’ la storia del letto a sei piazze e che nel letto nostro ci stanno anche i genitori perché ’sta cosa, perdona il calembour, mi “spiazza”… mi pareva Brad Pitt e in realtà ci vedevo mio padre? Diceva che assomigliavo alla Bellucci e invece ci vedeva sua madre?». «Amica mia, te la devi prendere con uno psichiatra inglese di nome Bowlby che, rapito dall’esperimento delle paperelle di Lorenz (che appena nate iniziavano a seguire la prima cosa che passava davanti ai loro occhi, cercando quella vicinanza fisica che avrebbero continuato a inseguire per il resto della loro vita), ha poi scoperto come questa fosse una predisposizione comune a diverse specie animali, compreso l'uomo, e ha così elaborato la Teoria dell’attaccamento. In forza della quale, dalla fine del primo anno di vita alla morte, cerchiamo legami con figure che ci garantiscano protezione e sicurezza».
«Il contrario di Freud per il quale il bambino si legava alla madre solo per il cibo?». «Esatto». «Quindi tutte le relazioni umane sono relazioni di attaccamento?». «No, perché siano considerate tali servono tre condizioni: la ricerca di vicinanza, la reazione di protesta e angoscia in caso di separazione e la base sicura, cioè quella condizione che consente, nel momento del distacco (per esempio del bambino che esplora o dell'adolescente), di avere la sicurezza che la base sicura sarà lì ad aspettarlo al ritorno». «Quindi noi, come le papere, ci aggiriamo per il mondo cercando solo compagnia e accudimento». «In parte sì, l'innamoramento stesso è un processo di attaccamento che celebriamo sulla scorta delle rispettive storie di attaccamento infantile familiare».
«Ah, ecco perché durante il corteggiamento si passa tanto tempo a raccontare la propria infanzia e la propria storia!». «Esatto! Crescendo formiamo degli schemi mentali (i cosiddetti Moi, Modelli operativi interni) che ci consentono di organizzare la nostra vita in funzione degli script familiari vissuti. Quando incontriamo qualcuno cerchiamo di sincerarci che si possa adattare ad essi. Per questo gli stili di attaccamento infantile possono essere in qualche modo predittivi del destino della coppia». «Ma non mi dire, spaventoso!». «Sì, siamo attratti da persone identificabili con un genitore o con il ruolo assunto dallo stesso, in modo complementare o contrastante. Ci si identifica con il genitore del proprio sesso e si cerca nell'altro o la somiglianza o il contrasto con il genitore del sesso opposto per ripetere la stessa interazione di coppia della famiglia d'origine».
«Ma è terribile!». «Non pensarlo in questi termini, pensa che in questo schema la coppia si offre un servizio reciproco per l'evoluzione o la correzione del passato! È un sistema fluttuante, mutevole: adulti con attaccamento insicuro possono creare attaccamenti sicuri nei figli; partner simili a genitori negativi ti offrono la possibilità di reagire ed evolvere. Nulla è per caso. E poi, tieni sempre presente quello che Osho chiamava “il quarto elemento dell'amore”: la consapevolezza. Se l'amore è frutto di meccanismi istintivi, programmi biologici, tempeste ormonali, con la consapevolezza diventa un momento evolutivo». «Eh, sarà. Ma che fatica». «Perché la pensi come una mèta da raggiungere e non come un ritrovare sè stessi». «Si, nel senso che siamo in sei, ma tocca poi sempre a me rifare il letto la mattina...».
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