Genitori si diventa insieme ai figli adolescenti

Le relazioni nel nucleo familiare, spesso, sono messe in difficoltà sia da un esplicito rifiuto o da un superficiale «va bene» da parte dei figli adolescenti, sia dai genitori frustrati e logorati dalle incomprensioni. Non basta la dichiarata disponibilità dei genitori per far evolvere la situazione quando manca un punto di scambio che permetta di capire cosa si può fare.
Oggi più di ieri è difficile condividere il clima di famiglia sia per i rapidi cambiamenti cui tutti siamo sottoposti, sia dalla presenza di interlocutori non condivisi e incontrollati (Internet). Per impostare un dialogo di collaborazione è necessario smettere di giudicare per capire. L’adulto è portato a generalizzare «tu sei sempre così... fai sempre quello che vuoi e vedrai cosa ti succederà». Succederà che il genitore che chiede di spegnere il cellulare almeno di notte, meravigliato scoprirà che l’adolescente si rifiuta perché si sente solo, abbandonato anche dalla famiglia che non capisce i suoi bisogni affettivi.
La cooperativa Fraternità giovani
Il miglioramento delle relazioni all’interno della famiglia è l’obiettivo che persegue da anni la cooperativa sociale Fraternità Giovani promuovendo un corso per i genitori degli adolescenti accolti e seguiti nelle comunità terapeutiche residenziali e semi-residenziali di Neuropsichiatria. I genitori coordinati dallo psicoterapeuta, confrontano le loro esperienze per trovare spiegazione al rifiuto dei cosiddetti «buoni consigli». A ben comprendere il consiglio «dovresti», sottintende una critica che l’adolescente rifiuta «per poi confidarsi su Internet!». La reazione del genitore è di sentirsi impotente.
Il corso attraverso esempi e role playing aiuta a sperimentare direttamente come affrontare le difficoltà di relazione trovando le parole «giuste» per comprendere le difficoltà dell’altro. Soddisfatti dai risultati raggiunti i partecipanti chiedono di far sapere ad altri genitori che affrontare la conoscenza dei propri limiti e capacità aiuta a raggiungere quella sicurezza che tanto manca ma che abita dentro ciascuno. Con fatica i genitori imparano che l’accettazione del loro disagio li mette in sintonia con quello dell’adolescente, anche se le modalità nella comunicazione sono diverse, ma uguali nei contenuti: base su cui ci si può ascoltare ed essere ascoltati, essere l’uno per l’altro e non contro l’altro.
Le testimonianze
A conferma della rinnovata capacità relazionale un papà riferisce che a seguito del consiglio «Per stare bene dovresti...», l’adolescente risponde: «Voglio farla finita». Il genitore accusa il colpo e pensa che è meglio farla finita con le fatiche quotidiane, con i brutti pensieri e risponde «allora facciamo morire le brutte cose... Io cerco di far morire le mie... Tu le tue... Proviamoci e teniamoci informati io e te». Risposta: «Va bene...». Riflette che nel dolore si è incontrato con la figlia che da anni non gli parlava e ora gli chiede «perfino il permesso di poter andare ad un concerto». Il padre ha colto l’aspetto positivo: voler cambiare vita!
Un’altra partecipante riferisce che la figlia non le vuole spiegare perché si è tagliata in quanto non ha fiducia in lei ma che ne parlerà con il suo psicologo. Risponde che anche lei ne parlerà con lo psicologo «un giorno confronteremo cosa abbiamo capito». In questo esempio viene rispettata la ricerca personale del senso della vita nell’attesa di poterlo condividere. È positivo che in una tragica situazione come il tentato suicidio del figlio, i genitori siano riusciti a valorizzare la richiesta di aiuto che lui stesso ha messo in atto chiamando i carabinieri. «È l’incontro che ti salva, l’isolamento può essere la fine», commentano, commossi, i partecipanti.
Una mamma esclama: «È stato un miracolo… quando mi avete aiutato a capire che il figlio non mi voleva perché... Invadeva troppo il suo spazio... Ora parlo con il figlio che ho di fronte... Non con quello che avevo nella mia mente». Questi risultati sono stati ottenuti attraverso la comprensione di se stessi nelle varie situazioni, maturata con dolore ed impegno, nel confronto con altri genitori. Con convinta serenità si commenta che «in un attimo si trasmette la vita biologica ma trasmettere il saper vivere dura una vita». Durante il corso i genitori dapprima hanno messo a nudo la loro fragilità, in seguito hanno imparato ad evitare di giudicare se stessi e l’altro per poter comprendere le motivazioni «positive» implicite in ogni azione. Raggiunta l’accettazione reciproca dell’evento così come si è presentato è possibile condividerne l’evoluzione con serenità e soddisfazione.
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