Elezioni regionali, dalle urne una tendenza per le Politiche

I cittadini chiamati alle urne nelle tre regioni che vanno al voto domani e lunedì, rispettivamente 23 e 24 novembre, per eleggere presidenti e Consigli rappresentano circa un quarto del corpo elettorale italiano; quindi, il dato è importante se valutato nel complesso dei voti di lista, non guardando troppo alle singole dinamiche locali.
Nel 2022, alle Politiche, lo scarto fra percentuale nazionale del centrodestra e quella ottenuta in Veneto, Campania e Puglia messe insieme è stato appena dello 0,4%: la differenza è stata più alta – ma non in modo significativo – solo per FI e FdI (1%), con la Lega ad appena lo 0,2% dal dato nazionale. Si comprende allora che almeno per il centrodestra questo voto «somiglia» molto a quello complessivo del Paese.

Il discorso è simile per Più Europa, Avs, Noi moderati, mentre lo scarto per il Terzo polo è stato dell'1,2%. La differenza netta, invece, riguarda Pd (-2,8% nelle regioni in questione) e M5s (+6,5%). Nel complesso dei voti di lista, però, se il centrodestra si discosta dello 0,4% dal risultato nazionale di lista, anche il «campo largo» ha solo lo 0,5% di differenza dal risultato ottenuto nelle tre regioni. Quindi, è bene osservare una certa cautela nel proiettare i dati delle tre regioni sull'Italia, ma non si può negare che una tendenza si possa eventualmente ravvisare.
Alle europee la differenza per il centrodestra con le regionali è stata dell'1%, mentre per il complesso del «campo largo» senza il M5s è stata pari allo 0,6% (con i pentastellati, invece, è salita al 2,4%). Detto ciò, vediamo come si compongono nel voto di lista complessivo gli orientamenti di tre regioni diverse fra loro come Veneto, Campania e Puglia. Il centrodestra ha avuto il 44,8% alle regionali 2020, il 44,1% alle politiche e il 46,4% alle europee, con Fratelli d'Italia passata dal 9% (2020) al 25% (2022) e al 28% (2024), la Lega dal 10,5% (2020) all'8,6-8,7% (politiche ed europee), Forza Italia dal 5,7% (2020) al 9,2% (politiche ed europee). Il «campo largo» ha avuto il 52,8% alle regionali, il 51% alle politiche e il 50,3% alle europee.
Come si nota, la crescita del centrodestra e il calo del «campo largo» alle europee rispetto alle politiche si è riprodotto anche in queste regioni. Fra le opposizioni si nota una leggera sottorappresentazione di Pd e Avs e una sovrarappresentazione locale del M5s, grazie alla forza che il partito di Conte ha in Campania e Puglia (il che, però, non ha impedito ai pentastellati di ottenere solo il 7,6% alle regionali 2020 a fronte del 21,9% delle politiche e del 13% delle europee).
In sintesi, in queste regioni nel «campo largo» quasi tutto si compensa: se cala il M5s, crescono gli altri. Nel centrodestra è tutto più semplice, perchè non ci sono partiti che ottengono buoni risultati alle consultazioni nazionali e pessime a quelle locali. In buona sostanza, è bene osservare le singole sfide, ma non va trascurato il ruolo che possono avere i dati aggregati di lista, indicativi – lo ripetiamo – di una eventuale tendenza a grandi linee. Com’è noto, l’elettorato italiano sembra aver abbandonato l’abitudine alla volatilità di scelte tipica dello scorso decennio; quindi, anche spostamenti non eclatanti possono dirci qualcosa di utile.
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