Cooperative, dal sociale al mercato: un modello che funziona

Il sistema cooperativo nel nostro Paese è, tradizionalmente, considerato una realtà capace di affrontare le crisi riducendone gli effetti. L’essere anticiclico rappresenta una delle caratteristiche peculiari del modello cooperativo italiano aspetto che fa si che questo continui a mantenere un ruolo importante nella nostra economia.
Se guardiamo ai valori principali generati dalla cooperazione si stima che nel complesso l’8% del Pil sia prodotto da questa tipologia di impresa (dato stabile nel tempo essendo il peso cresciuto di circa un punto di percentuale negli ultimi lustri) occupando più di un milione e 300mila addetti e fatturando circa 170 miliardi di euro.
Analoghi parametri li possiamo ritrovare facendo riferimento alla realtà bresciana che vede una presenza importante di aziende prevalentemente associate alla confcooperative (sulle quasi 500 cooperative solo una trentina aderiscono al mondo Lega coop sebbene con volumi di affari importanti soprattutto legati al mondo del consumo).
La resilienza di questo genere di imprese, a volte, sorprende perché se ne conoscono poco le caratteristiche strutturali e, spesso, si pensa a questo mondo solo associandolo al campo sociale (soprattutto a Brescia), ma poco rilevante dal punto di vista propriamente produttivo o nel campo dei servizi non alle persone. Da questo punto di vista si sottostima spesso la presenza di queste imprese in settori nevralgici della nostra economia come quello della distribuzione alimentare (Coop e Conad coprono circa il 28% del mercato), piuttosto che con riferimento alla filiera delle costruzioni dove il mondo coop copre circa il 13% del mercato riconoscendo un ruolo importante solo ai servizi alle persone ossia alla cooperazione sociale. Così come per il mondo bresciano i dati rilevano una tenuta sostanziale nel numero delle aziende, una crescita nel fatturato e nel numero di dipendenti anche a livello nazionale: il numero di cooperative ruota sempre intorno alle 70mila, si registrano incrementi leggeri sia nei collaboratori (nel biennio l’incremento si stima sia stato del 1%) sia nel fatturato aggregato.
Risulta, quindi, interessante provare a cercare qualche spiegazione su questi dati che, come detto, paiono sorprendere chi non conosce il sistema delle imprese cooperative. La tenuta sostanziale di queste imprese si può riconoscere sia con riferimento ai dati aggregati di settore sia andando ad analizzare le singole aree economiche in cui le cooperative sono attive. Cosa rende, quindi, il sistema cooperativo attrattivo e capace di mantenere un proprio ruolo nell’economia, addirittura capace di rappresentare esperienze di crescita e positive pur in presenza di momenti di mercato critici? Vari sono i fattori che possono «spiegare» consolidamento e crescita partendo da una prima annotazione, prettamente gestionale, che vede le cooperative più flessibili sia con riferimento alla gestione dei costi di produzione (anche ma non solo per il costo delle maestranze) sia nella capacità di adattarsi ai cambiamenti. Oltre a questi aspetti va anche sottolineato come l’appartenenza ad un mondo caratterizzato da un particolare sistema di valori che sono condivisi tra chi opera in queste realtà, fa si che le filiere (sia orizzontali sia verticali) sono più facilmente realizzabili generando network capaci di generare efficienza (tipico esempio è quello che viene definito dal produttore al consumatore per i prodotti alimentari). Esistono, poi, motivazioni più tecniche che, in alcuni settori, sfruttano il «combinato disposto» dell’obbligo di accantonare parte del valore generato e le modalità di tassazione privilegiate.
In questi anni, però, altri elementi contribuiscono a rendere attrattivo il sistema cooperativo laddove il sistema valoriale a cui devono obbligatoriamente fare riferimento queste aziende, le spinge a realizzare iniziative di welfare aziendale e implementare modalità di coinvolgimento dei lavoratori (soci o meno) fronti che, negli ultimi tempi, hanno finito con il rappresentare importanti strumenti motivazionali soprattutto per le giovani generazioni entrate nel mondo del lavoro prima e dopo il periodo pandemico. Non va nemmeno sottostimato uno strumento capace di generare opportunità di sviluppo o di consolidamento di cui sono dotate le imprese cooperative che è il prestito sociale (la stabilità sostanziale di questo strumento di sostegno pur con tutti i limiti imposti dalle norme rappresenta una «sicurezza» sulle fonti che, oggettivamente, genera effetti positivi nella gestione delle coop).
A corollario di queste sintetiche e parziali motivazioni va anche richiamato un altro aspetto misconosciuto di queste aziende, ossia il loro forte impegno nella managerializzazione della gestione. Questo vale sia con attenzione alle figure professionali che trovano opportunità di propria realizzazione, sia quando si vanno a elencare strumenti e modalità di governo e gestione potendo operare in aziende meno orientate a «resistere al cambiamento». Un sistema valoriale riconoscibile (oggi significativamente letto come attrattivo), investimenti in svariate forme di partecipazione e coinvolgimento associati a quelli su professionalità e strumenti adeguati portano queste imprese «diverse» nelle condizioni di mantenere un ruolo importante nel nostro sistema economico potendo, anche, offrire qualche suggerimento alle altre forme imprenditoriali.
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