Nessuno vuole perdere la filiera auto, eccetto l’Ue

Sostenere che la pur lodevole apertura agli e-fuel (promossa non senza ostacoli dal Governo tedesco, e ipotizzata dalla Commissione Ue nel suo Automotive Action Plan del 5 marzo 2025, ora confermata) attui compiutamente il principio della neutralità tecnologica è una modalità dialettica per guadagnare tempo verso l’elettrificazione totale della filiera europea che, alla fine del 2027, sarà irreversibile; sempre per guadagnare tempo l’illusoria indagine rivolta ai cittadini europei per la definizione degli standard CO2 e per l’etichettatura dei veicoli, i cui risultati saranno disponibili nei prossimi mesi.
La recente apertura della presidente della Commissione Ue ai biocarburanti «avanzati» è un tardivo riconoscimento dell’utilità delle proposte di Regione Lombardia sul ricorso ai carburanti rinnovabili, sostenuta dal Governo italiano e da un crescente numero di Paesi.
I primi orientamenti

Dal vertice di oggi e domani dei Capi di Stato e di governo emergeranno primi orientamenti che riguardano la definizione dei biocarburanti e il diverso trattamento riservato alle vetture ed ai van (100% di elettrico per le flotte che rappresentano il 60% dell’immatricolato?) e i camion per i quali si indica che «li aiuteremo a raggiungere i loro obiettivi» (è forse il leasing sociale per compensare i trasportatori dei costi dovuti al minor quantitativo delle merci trasportate a causa delle batterie?).
L’augurio è che non si tratti di un ulteriore rinvio nel tempo dell’accettazione della trazione endotermica e dei biocarburanti, a fianco dell’elettrico, anche dopo il 2035.
La proposta di ricorrere anche ai biocarburanti, per rendere perseguibili gli obiettivi di miglioramento ambientale mai messi in discussione, è partita nel 2022 dall’Assessorato allo Sviluppo economico della Regione Lombardia, con la prima edizione del Quaderno/Manifesto lombardo dei carburanti rinnovabili e trasmessa al Governo italiano e agli organismi europei competenti.
Nel documento viene dimostrata la tesi sull’utilità di non abbandonare le trazioni endotermiche alimentate con carburanti rinnovabili a fianco dell’elettrico, anche dopo il 2035. Infatti, considerando l’intero ciclo di vita (from cradle to grave), compresi i processi industriali e di dismissione del veicolo, le soluzioni prospettate, energia elettrica compresa, si presentano equivalenti in termini di emissioni, tutte attorno ai 30 g di CO2 per km percorso.
Per quanto attiene alle altre grandezze considerate, i biocarburanti hanno il vantaggio di avere già reti e competenze professionali (Italia leader mondiale per la produzione ed il loro utilizzo), mentre favorite sono le trazioni elettriche per gli esistenti sostegni economici sia alla domanda che all’offerta. Con questo approccio il motore endotermico manterrà le proprie potenzialità, rendendo accessibile la pluralità di trazioni, ognuna con il suo campo di applicazione distintivo.
In queste settimane si susseguono le prese di posizione differenziate di grandi aziende, associazioni enti di governo. Preoccupa la grave frattura della filiera europea tra case veicolistiche (che hanno pesantemente investito nell’elettrificazione) e componentisti (che dovrebbero incrementare gli investimenti già effettuati per adeguarsi alle scelte delle case veicolistiche).
Già drammatica la conseguente perdita di competitività della filiera automotive europea nel confronto globale. Nella proposta lombarda, è presente il convincimento che chi ha investito nell’elettrico ora debba vendere i prodotti e che vada tutelata la leadership della filiera europea mantenendo competitivo il motore endotermico anche dopo il 2035.
Non dissimile la volontà di Trump di riprendere con i dazi la filiera automotive nella consapevolezza che chi perde l’automotive - l’industria dell’industria - perde l’intera industria, il cui ruolo è essenziale per la diffusione delle tecnologie che nascono nell’aerospazio e nella difesa e, attraverso l’automotive, si diffondono a gran parte del manifatturiero.
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