All’improvviso un geco (purtroppo non nell’orto)

Quasi nulla nella vita mi rilassa come tagliare l’erba del prato. Quando fra molti decenni andrò in pensione chiederò al mio amico sindaco (io sono e sarò sempre amico del sindaco di Roncadelle) di prendermi stabilmente cura di un parco pubblico, nel nostro meraviglioso paese del resto ce ne sono in abbondanza.
Avete presente quel gioco che faceva anche la Raffaella Carrà in un suo programma televisivo? Chiedeva, tra altre domande: se tu fossi un oggetto cosa saresti? Ecco, io sarei un tosaerba. Non ricordo la prima volta che ho tagliato l’erba del giardino della casa avita. Sicuramente già alle medie, tra l’andare a giocare a calcio con gli amici e starmene operosamente in giardino per renderlo all’inglese, non avevo dubbi su cosa fare. Il profumo dell’erba appena falciata è inebriante, potrei immergermi in quella ineguagliabile fragranza per ore. È meraviglioso. La natura è meravigliosa. Rasserena.
Con animo financo bucolico sono tornato a casa. Sono andato in bagno, l’indelicato dettaglio è funzionale al racconto. All’improvviso non ero più solo. Sopra la doccia mi stava osservando un geco, una lucertola grassa (si può ancora dire grassa?). Siamo rimasti a lungo pietrificati guardandoci negli occhi. Poi siamo entrambi scappati. Io mi sono rinchiuso in camera, con una coperta a terra per evitare che quello passasse sotto. Non è che abbia paura di un geco, intendiamoci. Sono rinchiuso da due giorni, ma sto bene. Aspetto mercoledì ed esco. Speriamo sia uscito anche lui.
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