Italia e Estero

Urne aperte per il referendum sul taglio dei parlamentari

In caso di approvazione, il numero dei parlamentari scenderà a 600, 400 alla Camera e 200 al Senato
Un seggio in città - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Un seggio in città - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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Il 20 e 21 settembre si vota il referendum confermativo sulla riforma costituzionale che taglia 230 seggi della Camera su 630 e 115 del Senato su 315: in caso di approvazione, il numero dei parlamentari scenderà a 600. Trattandosi di un referendum confermativo, non c’è quorum, non è prevista cioè una percentuale minima di partecipanti per rendere valido il risultato (fissata al 50% più uno in caso di referendum abrogativo). Possono partecipare tutti i cittadini italiani che abbiano compiuto 18 anni entro il 20 settembre 2020, sono necessari la tessera elettorale e un documento d’identità valido.

Il voto era stato inserito in calendario lo scorso 29 marzo, ma l’emergenza Covid-19 ha reso necessario il rinvio a settembre, nei giorni in cui gli italiani saranno chiamati alle urne anche in sette regioni (Veneto, Campania, Toscana, Liguria, Marche, Puglia e Valle d’Aosta) e in 962 Comuni, tra cui ci sono anche otto centri bresciani. Ecco gli orari: oggi urne aperte dalle 7 alle 23, 2domani dalle 7 alle 15.

Questo il quesito sulla scheda: «Approvate il testo della legge costituzionale concernente "Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari», approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n.240 del 12 ottobre 2019?"».

 

 

Il riferimento è alla legge passata in quarta lettura a Montecitorio lo scorso ottobre con 553 voti a favore, 14 contrari e due astenuti. Nello specifico, il nuovo assetto contempla 400 seggi alla Camera e 200 al Senato, più un numero massimo di cinque senatori a vita (finora 5 era il numero massimo che ciascun presidente poteva nominare). Ridotti anche gli eletti all'estero: i deputati scendono da 12 a 8, i senatori da 6 a 4. In questo modo, cambierà il rapporto di rappresentanza, pari a un deputato per 151.210 abitanti (ora è 96.232 abitanti) e un senatore per 302.420 abitanti (ora è 188.867 abitanti). Complessivamente, come ha evidenziato l’Agi, con la nuova legge l’Italia avrebbe un parlamentare ogni 101mila persone (ora è 1/64mila), un rapporto più alto di Germania (1/117mila), Francia (1/116mila) e Olanda (1/115mila), simile al Regno Unito (1/102mila) e più basso di Spagna (1/84mila), Polonia (1/83mila) o Malta (1/7mila).

Per citare l’esempio bresciano, la nostra provincia passerebbe da 13 eletti a 10 o 11, suddivisi in sette deputati e tre o quattro senatori. Nel discutere della questione della rappresentanza a livello nazionale bisogna però anche tenere conto del fatto che l’Italia sia l’unico paese con un bicameralismo perfetto, in cui entrambi i rami del Parlamento svolgono le medesime funzioni: la riforma costituzionale che prevedeva la sostituzione del Senato con un’assemblea delle autonomie, nata con un disegno di legge dell’aprile 2014 del Governo Renzi approvato due anni dopo in via definitiva alla Camera, è stato bocciato dagli italiani con il referendum del 4 novembre 2016. Un conto, insomma, è avere 600 rappresentanti in un’unica assemblea e un altro è averli suddivisi in due parti, equivalenti per ruolo, ma non per quanto riguarda il numero dei rispettivi componenti.  

 

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