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Un bresciano alla Cop26: «Servono fondi per il futuro»

Carlo Piantoni è uditore per Fondazione Cogeme alla conferenza di Glasgow: il suo resoconto dei dibattiti sulla deforestazione
Cop26 a Glasgow - Foto Ansa  © www.giornaledibrescia.it
Cop26 a Glasgow - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Il bresciano Carlo Piantoni, responsabile area ambiente e educazione di Fondazione Cogeme, di Fondazione Cogeme è a Glasgow come uditore ai lavori della Conferenza delle Nazioni Unite sul clima (Cop26). Referente dei progetti ambientali della Fondazione e noto per il suo impegno anche come presidente dell’Associazione Riuso3 (sui territori di Rovato e Lograto) si è reso disponibile per offrire il suo contributo e uno sguardo dall'interno dei lavori della Cop26 (che va raccontando anche sui social della Fondazione). Quello che segue è il suo nuovo report dalla Scozia.

«It’s Time to Act»: servono capitali per tutelare il valore della biodiversità. Grazie ai primi raggi di sole si è asciugato il velo umido di pioggia dalle strade di Glasgow, sempre ben presidiata della polizia nei quartieri adiacenti allo Scottish Event Campus, sede della Cop26, in particolare Anderston, Finnieston, Kelvinhaugh fino a Partick, dove alloggio.

  • Cop26, un bresciano a Glasgow
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La città ha vissuto questi tre giorni di avvio della Conferenza sul cambiamento climatico in modo piuttosto disteso e la comunità, stimolata anche dalla presenza di numerosi attivisti provenienti da tutto il mondo, si è ritrovata a manifestare pacificamente in favore della sostenibilità solo durante le ore serali, proprio come mi è successo di assistere prima a Kelvingrove Park, uno dei parchi pubblici più antichi di Glasgow, e la sera successiva bloccando Finnieston Street.

Lunedì e martedì a tenere banco è stato principalmente il World Leader’s Summit. Sulla base di queste premesse hanno poi preso vigore tavoli di lavoro operativi come quello dal titolo «Action on Forests and Land-use», a cui ho assistito con grande trasporto in quanto dottore in pianificazione territoriale. Le parti coinvolte, tra cui diversi esponenti delle popolazioni indigene, hanno affrontato fenomeni scottanti come il Land Grabbing, la biodiversità e più in generale l’utilizzo del suolo, quest’ultimo prioritario anche in provincia di Brescia. Mettere fine alla deforestazione entro il 2030, con un investimento di 19,2 miliardi di dollari di fondi pubblici e privati, è questo l’accordo che è stato siglato.

Tra i firmatari anche l’Italia, oltre a Canada, Brasile, Russia, Cina e Stati Uniti che assieme rappresentano circa l’85% delle foreste mondiali. Un passo concreto per abbattere le emissioni di gas climalteranti. Non ci sono obiettivi ambiziosi senza risorse importanti e, sul «fare presto» si è spesa nuovamente anche l’attivista svedese Greta Thunberg proprio ad un tavolo di lavoro. Sul fronte degli investimenti privati si è speso in prima persona Jeff Bezos, fondatore del colosso americano Amazon, che ha promesso di donare 2 miliardi di dollari per rigenerare terreni «degradati» a causa dal clima nel continente africano.

Queste tematiche sono state il cuore del terzo giorno di Cop26 in cui il focus si è rivolto proprio alla mobilitazione dei flussi finanziari, sia pubblici e che privati su larga scala, a favore della mitigazione e l’adattamento. Il contesto pandemico, sullo sfondo, sta limitando gli investimenti in tal senso, ma è evidente la necessità di sostenere le generazioni future per garantire loro una sostenibilità ambientale, economica e sociale.

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