Italia e Estero

Un bresciano alla Cop26: «Chiaro il ruolo decisivo di Ue e Usa»

Carlo Piantoni è uditore per Fondazione Cogeme alla conferenza di Glasgow. Ecco la sua testimonianza
  • Cop26, a Glasgow per Fondazione Cogeme anche il bresciano Carlo Piantoni
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    Cop26, a Glasgow per Fondazione Cogeme anche il bresciano Carlo Piantoni
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Il bresciano Carlo Piantoni, responsabile area ambiente e educazione di Fondazione Cogeme, di Fondazione Cogeme è a Glasgow come uditore ai lavori della Conferenza delle Nazioni Unite sul clima (Cop26). Referente dei progetti ambientali della Fondazione e noto per il suo impegno anche come presidente dell’Associazione Riuso3 (sui territori di Rovato e Lograto) si è reso disponibile per offrire il suo contributo e uno sguardo dall'interno dei lavori della Cop26 (che va raccontando anche sui social della Fondazione). Quello che segue è il suo primo report dalla Scozia.

«It’s Time to Act», questo lo slogan con cui ha preso il via la Cop26, momento cruciale per il dibattito internazionale sul clima. Per Fondazione Cogeme, grazie alla stretta collaborazione con Kyoto Club che ci ha esteso l’invito, sono presente alle attività della prima settimana come «corrispondente» da Glasgow per raccontare dall’interno quelli che sono i temi caldi e gli accadimenti di questa storica manifestazione che ha richiamato l’attenzione della comunità mondiale.

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Durante il weekend del 30-31 ottobre è andato in scena a Roma il 16esimo incontro delle prime 20 economie del Pianeta. Guidato delle parole chiave «Persone, Pianeta, Prosperità», il G20 ha rappresentato la prima prova di ritorno alla normalità (causa pandemia) e agli impegni condivisi per i leader mondiali, malgrado le assenze pesanti di Cina e Russia. Nonostante le ambizioni iniziali, la due giorni la si può sintetizzare con le parole del segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres: «Le speranze sono state disattese, ma non sepolte». La palla passa così alla Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite di Glasgow.

In una città che domenica mi ha accolto piovosa, tra i festeggiamenti di Halloween e la massiccia presenza di forze dell’ordine per gestire i numerosi arrivi (rappresentati di Stato, relatori, giornalisti, attivisti e curiosi), nella giornata di ieri (primo novembre) i lavori sono entrati ufficialmente nel vivo. A farla da padrone, tra i numerosi tavoli di lavoro, il vertice dei leader mondiali che si sono riuniti nella Blue Zone allo Scottish Events Campus, spazio gestito dalle Nazioni Unite e blindato per l’occasione. Qui la Presidenza della #COP26 ha presentato gli obiettivi dell’azione climatica volta a: colmare il divario tra i Paesi sui temi dell’adattamento e la misurazione degli impatti; garantire un futuro resiliente e sostenibile per tutti. Sullo sfondo, la necessità condivisa di limitare il riscaldamento globale sulla soglia degli 1,5°C, attraverso azioni mirate e sostenute da impegni finanziari che verranno ampiamente dibattuti in queste settimane.

I risultati del G20, già raccolti in un primo report, hanno solo aperto la strada verso quelli che saranno gli esiti della Conferenza di Glasgow. In questo avvio emerge comunque in modo chiaro come il ruolo dell’Europa e degli Stati Uniti è decisivo nel tentativo di far entrare in partita anche la Cina: le tre superpotenze sono responsabili di quasi la metà delle emissioni globali e da sole sarebbero in grado di orientare il mercato mondiale verso un nuovo modello di economia decarbonizzata: «It’s Time to Act».

Carlo Piantoni

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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