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Sono entrato in contatto con un positivo, cosa faccio? La guida

Con l'avvicinarsi del Natale e la variante Omicron del coronavirus in rapida diffusione, ecco cosa c'è da sapere su quarantene e protocolli
Un ragazzo si sottopone a un tampone in modalità drive-through - Foto Ansa/Epa/Bianca De Marchi © www.giornaledibrescia.it
Un ragazzo si sottopone a un tampone in modalità drive-through - Foto Ansa/Epa/Bianca De Marchi © www.giornaledibrescia.it
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Con la variante Omicron che si diffonde velocemente sul territorio nazionale e i contagi in costante rialzo, aumentano le probabilità di entrare in contatto con una persona positiva al coronavirus. Ecco allora come affrontare questa eventualità, anche in vista delle vacanze di Natale, in cui le occasioni di incontro con amici e parenti si moltiplicano e - è sempre bene ricordarlo - occorre in ogni caso essere prudenti, applicando il distanziamento interpersonale, l’uso delle mascherine e l’igiene scrupolosa delle mani.

Per iniziare, è bene capire che tipo di contatto si ha avuto con una persona risultata positiva al test anti-Covid. Ci sono due possibilità: contatto stretto (ad alto rischio) o contatto a basso rischio. Vediamo quali sono le differenze. In entrambi i casi, comunque, il contatto con la persona affetta da coronavirus è quello che avviene in una precisa finestra temporale, cioè quella compresa tra le 48 ore prima dell'insorgenza dei sintomi e fino a 14 giorni dopo (o fino al momento della diagnosi).

La differenza tra contatto stretto e contatto a basso rischio

Una ragazza fa un tampone rapido in autonomia - Foto Ansa/Epa/Caroline Brehman © www.giornaledibrescia.it
Una ragazza fa un tampone rapido in autonomia - Foto Ansa/Epa/Caroline Brehman © www.giornaledibrescia.it

Come specificato dal Ministero della Salute, il contatto stretto è tale quando le due persone hanno un’interazione prolungata e ad alto rischio. Ad esempio, se i due coinvolti vivono insieme o hanno avuto un contatto fisico diretto, che può essere una stretta di mano. È da considerarsi contatto stretto anche una conversazione senza mascherina, a meno di due metri e durata più di 15 minuti, o una comprensenza in una stanza chiusa senza indossare dispositivi di protezione personale. È un’esposizione ad alto rischio anche quella sui mezzi di trasporto, se si è stati seduti a meno di due posti di distanza per più di 15 minuti. Un contatto stretto è anche quello diretto con le secrezioni della persona positiva, come può capitare toccando un fazzoletto usato.

È invece da considerarsi contatto a basso rischio la persona che ha avuto un faccia a faccia con un positivo a meno di due metri o ha viaggiato con lui a bordo di mezzi di trasporto, ma per meno di 15 minuti. Lo stesso vale se si è stati nello stesso luogo chiuso, sempre per un tempo inferiore al quarto d’ora.

Cosa fare dopo?

Una passante indossa la mascherina in centro a Brescia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Una passante indossa la mascherina in centro a Brescia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it

Se si è contatti a basso rischio e non si hanno sintomi della malattia, non bisogna fare nulla.

Se invece si rientra nei casi di esposizione ad alto rischio, si aprono due strade. Chi ha completato il ciclo vaccinale da almeno 14 giorni (cioè ha fatto due dosi di vaccino Moderna, Pfizer, AstraZeneca o almeno una dose di Johnson&Johnson) non deve fare test, ma restare in quarantena per 7 giorni dall’ultima esposizione. Chi non presenta questo stato vaccinale (ovvero non è vaccinato oppure ha fatto l’iniezione da meno di due settimane) deve rispettare una quarantena di 10 giorni.

In entrambi i casi, è necessario avvisare il medico di base per chiedere i giorni di riposo per malattia e, al termine della quarantena, fare un tampone molecolare o antigenico. Se l’esito è negativo, è possibile tornare in comunità. Chi per propria sensibilità decidesse di fare un tampone subito, deve comunque rispettare la quarantena, anche se il risultato fosse negativo: sarà il test fatto alla fine dell’isolamento a valere per il ritorno alla vita normale. In caso il tampone a fine quarantena fosse positivo, si procederà con un’ulteriore quarantena di 10 giorni.

La gestione per gli operatori sanitari

Tutto quanto specificato finora non vale per gli operatori sanitari, che sono tenuti a seguire altre indicazioni. Nello specifico, sono ritenuti contatti stretti se - senza indossare correttamente i dispositivi di protezione individuale - hanno assistito un paziente affetto da coronavirus, anche nel caso di un tecnico di laboratorio che ha manipolato campioni biologici di un soggetto con il Covid-19. L’operatore è tenuto a sottoporsi alla sorveglianza attiva e non alla quarantena, cioè deve comunicare giornalmente il proprio stato di salute a un altro operatore sanitario.

La gestione nelle scuole

Una bidella rileva la temperatura a una bimba all'ingresso a scuola - Foto Ansa/Ciro Fusco © www.giornaledibrescia.it
Una bidella rileva la temperatura a una bimba all'ingresso a scuola - Foto Ansa/Ciro Fusco © www.giornaledibrescia.it

Un discorso a parte lo merita la gestione del tracciamento contagi nelle scuole, perché segue regole diverse: vediamo le variabili.

Negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia, con alunni di età compresa tra 0 e 6 anni, scatta subito la quarantena al primo caso: 10 giorni a casa e poi tampone. Negli altri tipi di scuole, se si è verificato un solo caso di positività al Sars-CoV-2, i compagni devono fare un tampone subito e - se negativo - possono continuare a fare lezione in presenza. Dopo cinque giorni il test viene ripetuto. Stessa cosa per i docenti: se il test è negativo, restano in classe.

Se in classe ci sono due casi di Covid, nelle scuole primarie di primo e scondo grado gli studenti rimangono a casa in quarantena per 10 giorni. Alle superiori, gli alunni vaccinati o guariti passano in sorveglianza attiva, facendo un tampone al momento della conferma della positività dei compagni e un secondo dopo cinque giorni. Per gli studenti non vaccinati, invece, scattano i 10 giorni di quarantena, anche se risultano negativi al tampone. Lo stesso iter vale per gli insegnanti.

Se i positivi in classe sono tre, tutti gli studenti e i docenti vanno in isolamento per 7 giorni (10 i non vaccinati) e è prevista la Didattica a distanza.

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