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Nella squadra di Draghi due bresciani, Gelmini e Colao: chi sono?

Bocconiano e manager uno, politica e avvocato l'altra: conosciamo meglio i due bresciani che domani giureranno
Colao e Gelmini - © www.giornaledibrescia.it
Colao e Gelmini - © www.giornaledibrescia.it
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Due ministri bresciani nel Governo di Mario Draghi. Sì, certo, in passato ce ne sono stati anche tre, Carli, Martinazzoli e Prandini (1989), ma da allora di anni ne sono passati più di 30.
Ma chi sono Maria Stella Gelmini e Vittorio Colao?
 
Vittorio Colao
Da sempre, ad ogni nuovo traguardo di un lunga carriera da supermanager, forse il più internazionale e sicuramente tra i più stimati nel mondo tra gli uomini d'azienda italiani, Vittorio Colao è stato inquadrato nella scalata al successo del vivaio milanese dei McKinsey Boys. Un manager da sempre apprezzato e corteggiato (e spesso a vuoto) da Governi e politica: bresciano, classe 1961, famiglia con un ramo di origini calabresi, bocconiano con un master a Harvard, nel 2014 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano gli ha conferito l'onorificenza di Cavaliere del Lavoro.
Sempre serio, atteggiamento schivo, cortese e determinato, il suo autoritratto può essere sintetizzato in un episodio che, tempo dopo, lui stesso ha raccontato.
Nel 2018 aveva così spiegato la scelta di non lasciare il suo lavoro di capo azienda per un incarico al Governo: «È vero che in passato mi hanno offerto di fare il ministro, ma avevo un lavoro bello e importante da completare, dipendevano da me più di 100mila persone. Credo che gli impegni di lavoro vadano conclusi». La società che non aveva voluto lasciare era un colosso mondiale, il gruppo delle tlc Vodafone che ha guidato dal 2008 al 2018 in un intenso lavoro di riorganizzazione e di crescita. Quel percorso era iniziato nella seconda metà degli anni '90, in Italia prima di volare a Londra, prima come direttore generale poi amministratore delegato di Omnitel che diventerà Vodafone Italia. Aver domato le sfide del settore delle tlc, negli anni della fine dei monopoli e delle gare per l'inseguirsi delle nuove tecnologie della rivoluzione del mobile, è forse la sua esperienza più vicina al ruolo che si accinge ad assumere nel Governo di Mario Draghi: ministro per l'Innovazione tecnologica e la transizione digitale. È stato un lungo percorso, quello in Vodafone, interrotto nel 2004 e per un paio di anni, per un altro incarico di primissimo piano, alla guida di Rcs MediaGroup. Più volte il nome di Vittorio 
Colao è ricorso, negli ambienti del Governo, quando si cercava un manager per problemi da districare. Lo scorso aprile è arrivata la chiamata a cui non poteva dire di no, dal Governo Conte, per la sfida più grande: guidare la la task force per la 'ripartenzà dell'Italia, di un Paese e di una economia travolti dall'emergenza del Covid-19. A lui ha fatto riferimento il lavoro del gruppo di 'alto livellò di giuristi, economisti, esperti, incaricato di mettere a fuoco le sfide di una emergenza senza precedenti e di studiare le strade per uscire dalla crisi. (ANSA). 
 
Maria Stella Gelmini
Fedelissima di Berlusconi fin dalla discesa in campo del Cav, Maria Stella Gelmini torna al governo 10 anni dopo l'ultima esperienza, quella da ministro dell'Istruzione, e va a sedersi in un ministero senza portafoglio che in questo anno di emergenza dovuta alla pandemia ha avuto un ruolo fondamentale nel raccordo tra lo Stato e le Regioni: quello degli Affari regionali e autonomie. «Draghi può farcela se non rifà un Conte bis - ha detto ad Open qualche giorno fa - Forza Italia con Pd e M5s solo per emergenza, non saremo alleati».
Nata a Leno il 1 luglio del 1973, liceo classico in una scuola cattolica, la capogruppo di Forza Italia alla Camera si è laureata in giurisprudenza specializzandosi in diritto amministrativo. E subito dopo ha bruciato le tappe della politica: presidente del club azzurro di Desenzano dal '94; nel 1998 prima degli eletti alle amministrative ricoprendo, fino al 2002, la carica di Presidente del consiglio del comune di Desenzano; dal 2002 assessore al territorio della provincia di Brescia; nell'aprile 2005 entra nel consiglio regionale della Lombardia; il mese dopo Berlusconi decide di nominarla coordinatrice regionale di Forza Italia in Lombardia, carica che ha ricoperto fino a quando nel maggio del 2008 a 35 anni è diventata ministro, il più giovane responsabile dell'Istruzione che ci sia stato in Italia. Tra il 2008 e il 2010 firma la riforma della scuola, quella che introduce tra l'altro il maestro unico alle elementari e due nuovi licei, scienze umane e musicale e coreutico. Nella sua bio su Twitter, però, prima della carriera politica viene la sua storia personale.
«Avvocato e mamma di Emma. Capogruppo Fi alla Camera, consigliere comunale a Milano».
L'ultimo tweet è di ieri: «È la giornata delle donne nella scienza, istituita dall'Onu per superare stereotipi e pregiudizi che rendono le carriere femminili un percorso ad ostacoli. Non sprechiamo l'occasione del Recovery Plan per potenziare materie Stem e risolvere disparità di genere». Sul suo blog personale, invece, l'ultimo messaggio riguarda uno dei temi più importanti che il governo dovrà affrontare, la pandemia e i vaccini. «Sul piano vaccini non c'è tempo da perdere - scrive - Potenziare la campagna vaccinale in questo momento è la priorità, gli italiani hanno diritto ad informazioni chiare. Su questo Forza Italia sarà determinata». Ora è al governo con chi quella campagna finora l'ha gestita, Roberto Speranza, confermato ministro della Salute. 

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