Italia e Estero

«Nella fase post-emergenza attenzione all'azione delle mafie»

Franco Gabrielli lancia l’allarme ai 194 Paesi del mondo che fanno parte dell’Interpol: il malaffare si sta già organizzando
Il logo dell'Interpol
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«Gli analisti ben pagati delle organizzazioni mafiose sono già al lavoro per individuare le grandi occasioni di profitto conseguenti all’emergenza Covid -19 e le forze di Polizia raccolgono la sfida, non fermandosi ai confini nazionali». Così, in un’intervista ad Interpol, il capo della Polizia, direttore generale della Pubblica Sicurezza, il prefetto Franco Gabrielli, lancia l’allarme ai 194 Paesi del mondo che fanno parte dell’Interpol, allargando a livello mondiale quelle analisi che sono state svolte in questi giorni in Italia anche dalle voci più autorevoli del mondo della magistratura.

Si è parlato dell’imminente pericolo del doping finanziario o del welfare assicurato dalle mafie. «Il pericolo è attuale - sottolinea Gabrielli -, perché le organizzazioni mafiose hanno già da tempo investito nelle attività di prima necessità, che non sono state bloccate dalle restrizioni da Covid -19: la filiera agro-alimentare, il settore dell’approvvigionamento di farmaci e di materiale medico-sanitario, il trasporto su gomma, i servizi funebri, le imprese di pulizia, sanificazione e smaltimento di rifiuti. Settori in cui non è richiesto un livello particolarmente elevato di specializzazione e i gruppi criminali possono riuscire agevolmente a offrire servizi a prezzi sicuramente concorrenziali, perché le società da loro controllate non rispettano le prescrizioni normative in materia ambientale, previdenziale e di sicurezza sul lavoro».

Ma nel post-emergenza (che Interpol chiama post-wave), la minaccia mafiosa potrebbe esplodere con una forza inedita, e la strategia che viene tracciata già oggi dalla Polizia di Stato, dall’Arma dei Carabinieri e dalla Guardia di Finanza sarà decisiva per mantenere la legalità e preservare il mondo economico dall’inquinamento della malavita.

«L’onda d’urto della massa di capitali sporchi della mafia - secondo Gabrielli - potrebbe finanziare la crisi di liquidità delle grandi aziende, ma anche delle piccole e medie imprese, che a causa del lockdown potrebbero non essere in grado di far fronte ai propri pagamenti. La criminalità organizzata potrebbe sfruttare il momento di difficoltà per insinuarsi nella compagine societaria assicurando il denaro necessario o proponendo prestiti usurai, così che al termine dell’emergenza le associazioni criminali potrebbero aver inquinato l’economia, controllando imprese in precedenza non infiltrate».

 

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