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Lombardia in zona rossa per errore, continua lo scontro

Fontana prosegue la battaglia al Tar e nega errori nella trasmissione dei numeri, ma Iss e ministero ribattono: dati sbagliati e rettificati
Negozi chiusi a Milano per via della zona rossa - Foto Ansa/Paolo Salmoirago © www.giornaledibrescia.it
Negozi chiusi a Milano per via della zona rossa - Foto Ansa/Paolo Salmoirago © www.giornaledibrescia.it
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Da domenica 24 gennaio la Lombardia torna arancione, dopo essere stata una settimana rossa per errore. Ed è su quell'errore che si è consumato lo scontro politico e non solo, con i commercianti che ora minacciano una class action per i danni immotivati che hanno subito. Il nodo è: di chi è la colpa se la Regione il 16 gennaio, pieno periodo di saldi, è finita in zona rossa anche se non doveva? Errore nei numeri della Regione o nel calcolo della Cabina di regia e del Ministero? 

Nell'ordinanza firmata oggi per riportare la Lombardia in zona arancione, il ministro della Salute Roberto Speranza ha messo nero su bianco che la decisione è stata presa sulla base dei dati «rettificati» dalla Lombardia. Il governatore Attilio Fontana ha invece ribadito che il Pirellone non ha «mai sbagliato a dare i dati e non li ha mai rettificati», ha solo valorizzato alcuni dati «su richiesta dell'Istituto Superiore di Sanità». E anzi, ha annunciato che il ricorso presentato nei giorni scorsi contro la zona rossa al Tar del Lazio andrà avanti, con l'impugnazione anche dell'ultima ordinanza di Speranza e dei verbali del Cts e della cabina di regia in cui si parla di una rettifica. «Speranza - ha rincarato la dose l'assessore al Welfare Letizia Moratti - pretendeva che dicessimo che c'era stato un errore nostro. Ma non potevamo accettarlo per la dignità della Regione, per le nostre famiglie e le imprese». 

Dalla Regione rivendicano di essere stati loro ad accorgersi che qualcosa non andava e a chiedere una sospensiva di 48 ore al ministro prima di entrare in zona rossa. L'Istituto Superiore di Sanità invece ha spiegato di aver segnalato più volte «l'anomalia» nell'inserimento dei dati alla base della sovrastima. «Solo a seguito della rettifica del dato relativo alla data inizio sintomi e dello stato clinico dei casi già segnalati, avvenuta con il caricamento dati del 20 gennaio - hanno sottolineato dall'ISS -, con una corretta identificazione dei casi asintomatici da parte della Regione Lombardia, su loro richiesta, sono state ricalcolate le stime di Rt realizzate la settimana precedente». Ancora più netto il ministro della Salute Speranza: «La Regione Lombardia, avendo trasmesso dati errati, ha successivamente rettificato i dati propedeutici al calcolo del Rt e questo ha consentito una nuova classificazione. Senza l'ammissione di questo errore non sarebbe stato possibile riportare la Regione in zona arancione. Questa è la semplice verità». «Il resto - ha aggiunto - sono polemiche senza senso che non fanno bene a nessuno. Soprattutto a chi le fa». 

Di certo non hanno fatto bene a chi ha dovuto chiudere la serranda nei giorni dei saldi. Questa settimana rossa è costata 600 milioni alle imprese: stima «al ribasso» dice Confcommercio Lombardia che chiede «chiarezza al più presto su chi ha sbagliato», e soprattutto un risarcimento adeguato. E ci sono già commercianti e imprenditori che si stanno organizzando per una class action. Fontana intanto ha annunciato che alla prossima seduta della conferenza Stato-Regioni chiederà «al governo che nell'ambito del prossimo scostamento autorizzato dal Parlamento venga inserita esplicitamente una somma che equivale a quello che è stato il danno che le nostre categorie hanno subito». 

Si torna così alla domanda iniziale: chi pagherà i danni? Di chi è la colpa per la zona rossa sbagliata? C’è da scommettere che lo scontro andrà avanti ancora. E a Fontana che dice che l’algoritmo usato per elaborare i dati sui contagi nelle regioni è «sbagliato», l’Istituto superiore di sanità risponde in maniera netta: «L'algoritmo utilizzato dall'Istituto Superiore di Sanità è corretto, da aprile non è mai cambiato ed è uguale per tutte le Regioni che lo hanno utilizzato finora senza alcun problema».

 

 

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