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Il Cts: «La Lombardia ha chiesto la rettifica dei dati forniti»

Il verbale della seduta del Comitato rimanda a Milano la responsabilità dell'errore che ha reso la Lombardia zona rossa
Tamponi drive-through - Foto Ansa/Fabio Murru © www.giornaledibrescia.it
Tamponi drive-through - Foto Ansa/Fabio Murru © www.giornaledibrescia.it
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La Regione Lombardia ha «chiesto di rivalutare la classificazione del rischio relativo al periodo 4-10 gennaio 2021 a seguito di una propria rettifica e successivo invio dei dati riguardanti la "data inizio sintomi" e lo "stato clinico", anche retrospettivamente a partire dalla seconda metà del mese di dicembre 2020». È quanto scrive il Comitato tecnico-scientifico nel verbale della riunione di ieri sera che ha validato il monitoraggio della cabina di regia con il quale la Lombardia è passata in zona arancione.

Sta in queste parole la chiave per fare chiarezza sull'errore che da giorni concorre a fare della Lombardia un territorio soggetto alle limitazioni più estreme previste dall'ultimo Dpcm. L'errore che ha portato alla sovrastima dell'Rt, stando a quanto ricostruito dal Corsera, sarebbe stato chiarito solamente da una telefonata intercorsa tra l'epidemiologo Stefano Merler della Fondazione Bruno Kessler che elabora i report per l'Istituto Superiore di Sanità e il Ministero della Salute, e l'epidemiologo Danilo Cereda dell'assessorato al Welfare della Lombardia, che parimenti cura i report di Palazzo Lombardia.

Nel computo totale degli infetti (gli «attualmente positivi») lombardi venivano inseriti anche tutti quei pazienti che potevano considerarsi guariti alla luce delle mutate indicazioni ministeriali del 12 ottobre, da quando cioè è stato stabilito che i soggetti positivi possono interrompere l'isolamento tra i 10 e i 21 giorni dalla comparsa dei sintomi anche in assenza del secondo tampone negativo. Si sarebbe trattato di migliaia di guariti di tutta Lombardia.

Dalla rivalutazione, dice ancora il Cts, «non si evince un cambiamento nella classificazione del rischio, che si conferma alto nella regione Lombardia nella settimana di riferimento». Ma la modifica «impatta sul calcolo del valore dell'indice Rt basato sulla data inizio sintomi al giorno 30 dicembre 2020 che, al ricalcolo, risulta pari a 0,88 (0,88-0,92) e che identifica la trasmissibilità come compatibile con uno scenario di tipo 1».

Ed è sulla base di queste «nuove evidenze», conclude il verbale del Cts, che la Cabina di Regia ha «valutato favorevolmente la possibilità di una riclassificazione» per la Lombardia. Sfociata quest'oggi nella firma da parte del ministro della Salute Speranza che riporta la Lombardia in zona arancione.

Questo l'esito dell'accoglimento di quella che viene espressamente indicata nel documento come richiesta di rettifica avanzata dalla Lombardia. Ma che la Regione continua a contestare: Fontana in particolare se la prende con quelli che definisce «i professionisti della mistificazione della verità», ripete «ancora una volta che i 'dati richiestì alla Lombardia sono sempre stati forniti con puntualità e secondo i parametri standard. Semmai qualcuno a Roma dovrebbe chiedersi come mai Regione Lombardia abbia dovuto segnalare il "mal funzionamento" dell'algoritmo che determina l'Rt dell'ISS. Chi, invece, sostiene il contrario lo deve dimostrare con atti concreti e non manipolando la realtà a uso propagandistico».

Dall'opposizione in Regione però arrivano accuse pesanti al governatore: «Il vaso è colmo per tutta l'opposizione del Governo di Lombardia. L'opposizione del Consiglio regionale, il giorno dopo le lunghe ore di tensione per accertare la responsabilità di Regione sulla beffa dei parametri sbagliati su cui si era basata l'imposizione della zona rossa, chiede che il governatore Fontana venga martedì a riferire in Aula».

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