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L'app Immuni funziona? Non sempre: ci sono dubbi sul Bluetooth

Dopo il caso della mancata notifica a Brescia, le verifiche con i tecnici: «Statisticamente ci possono essere falsi positivi o negativi»
Una ragazza mostra l'app Immuni installata sul suo smartphone - © www.giornaledibrescia.it
Una ragazza mostra l'app Immuni installata sul suo smartphone - © www.giornaledibrescia.it
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Una risposta certa non c'è e già questa è una risposta. Il caso delle due amiche bresciane che avevano segnalato al GdB un malfunzionamento dell’app Immuni ha riacceso i riflettori su una serie di perplessità che riguardano lo strumento digitale di contact tracing scelto dal governo, sviluppato dall’agenzia milanese Bending Spoons e disponibile gratuitamente sugli store digitali da giugno. Subito dopo la pubblicazione della disavventura di Beatrice e Giulia (nomi di fantasia), il Ministero dell'innovazione tecnologica e della digitalizzazione ci ha contattati per avere dettagli in più e mettersi al lavoro per ricostruire l’eventuale disguido tecnico. Al momento, però, i nodi non sono stati sciolti. Non tutti, almeno.

Ma andiamo con ordine. Beatrice e Giulia sono state vittime loro malgrado di una mancata notifica di esposizione da parte dell’app. Dopo che lo scorso 29 luglio la prima ha scoperto di essere positiva al Covid-19, in seguito a un test sierologico eseguito di sua iniziativa «per pura curiosità» poi seguito da tampone, la seconda non ha ricevuto nessun alert. Eppure, raccontano, «dal 18 giugno ci siamo frequentate più volte e i nostri telefoni sono stati di sicuro a meno di due metri per più di 15 minuti». Le condizioni che, secondo quanto stabilito dal Ministero della salute e applicato da Immuni, corrisponderebbero alla probabilità di un’esposizione al Sars-CoV-2 e di conseguenza a un possibile contagio. 

A poche ore dalla pubblicazione della loro storia, ci siamo messi in contatto con David Casalini, consigliere della ministra Paola Pisano e componente del team di digital transformation del governo, che ha cercato di capire l'origine del malfunzionamento. Senza successo per ora, nel senso che il caso delle due ragazze sembra non avere spiegazioni. Con l'autorizzazione e i dettagli temporali forniti dalle protagoniste - ricordiamo che l'uso dell'app è del tutto anonimo per cui nessuno riesce a trovare un utente senza la sua collaborazione - gli sviluppatori hanno individuato l'aggiornamento dello stato di salute da parte di Beatrice lo scorso 29 luglio e la chiave crittografata da lei caricata con la collaborazione telefonica dell'operatore Ats. «L'operazione è andata a buon fine, perché poi da quella segnalazione sono partite tre notifiche di esposizione» ci assicura Casalini. Questo significa che tre persone che nelle ultime due settimane di luglio sono state a stretto contatto con lei hanno ricevuto un alert, il quale invita (ma non obbliga) a contattare il medico di base e fare gli accertamenti.

Tra gli utenti sollecitati dall’app però non c'è Giulia, che ha Immuni installata correttamente sul suo smartphone, sempre aggiornata come il sistema operativo del suo Huawei. Perché allora nessun avviso? Non è dato sapere. Di sicuro a livello tecnologico era tutto a posto: Bluetooth acceso, geolocalizzazione attiva (sì, per gli Android per ora è necessaria ma non lede la privacy) e notifiche autorizzate. Eppure niente, anche se le due hanno addirittura tenuto i telefoni uno sopra l'altro sullo stesso tavolo per ore. Lo hanno fatto come esperimento anche dopo che Beatrice è risultata malata, usando guanti e sacchetti monouso e scambiandosi gli smartphone tramite la cassetta della posta. Niente da fare, nessun alert. «Non dico che con Immuni non ci possano essere falsi positivi o negativi. Statisticamente ci saranno di sicuro, per questo ogni volta che troviamo una segnalazione come questa proviamo a metterci in contatto con gli utenti» ha concluso Casalini, che ci ha assicurato: «L'app funziona e più persone la scaricheranno e più sarà efficiente».

Allora cosa è andato storto? L'ipotesi più probabile potrebbe essere legata a inesattezze insite nella tecnologia Bluetooth Low Energy, che in quanto a precisione non era certo l'opzione migliore, ma è stata individuata come l'unica alternativa al Gps, il quale avrebbe consentito di seguire gli spostamenti degli utenti e riconoscerli. Un compromesso tra efficienza e sicurezza che è stato testato con diversi esperimenti di calibrazione, i cui risultati non del tutto soddisfacenti sono stati condivisi online dagli sviluppatori di Bending Spoons: «L'app usa l'attenuazione del segnale Bluetooth per ricavare una stima della distanza, che non può essere precisa a causa di una serie di fattori di disturbo». Tra questi ci può essere il corpo umano. Ad esempio, se un utente tiene il cellulare nella tasca posteriore dei pantaloni il segnale può essere deviato.

Facciamo allora il punto su quanti e quali sono i problemi finora registrati dagli utenti dell'app che, lo ricordiamo, sono circa 4,6 milioni, cioè il 12,5% della popolazione (per girare bene Immuni dovrebbe essere sui telefoni del 60%). Procediamo in ordine cronologico. I primi nodi erano venuti al pettine subito dopo il rilascio: nei primi giorni di giugno aveva suscitato clamore il fatto che l'app non fosse scaricabile da telefoni Huawei e Honor, a causa di un inghippo tecnico che è stato poi risolto prima che diventasse operativa su tutto il territorio nazionale.

A luglio, sono stati diversi i possessori di iPhone che lamentavano un consumo anomalo di batteria, spesso correlato al surriscaldamento del dispositivo, probabilmente dovuto alla necessità di dover tenere sempre acceso il Bluetooth. Un bug che è stato aggiustato con il rilascio della penultima versione di iOs (la 13.6), che è di metà luglio. Risale sempre al mese scorso la difficoltà per alcuni utenti Android nel tenere attiva Immuni: ogni volta che spegnevano il Bluetooth, poi dovevano riaccedere all’app e ripristinare il servizio. Anche questo intoppo risolto, ma il modo più sicuro di tenere monitorato l’aggiornamento di Immuni è, come si legge sulla schermata inziale, aprirla una volta al giorno.

È invece datata 12 agosto l'ultima versione di iOs, la 13.6.1, che ha sistemato dei problemi di efficienza delle rilevazioni che dipendevano da Apple e che loro stessi hanno segnalato. Si capisce quanto sia fondamentale allora tenere aggiornati i sistemi operativi, anche se spesso non risulta così immediato: per la stragrande maggioranza dei telefoni è necessario avere batteria a sufficienza, o inserire il caricatore, e essere collegati a una linea Wi-Fi.

 

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