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Covid, mascherine e lavoro: le aziende decideranno se rendere obbligatorie le Ffp2

Dopo il confronto tra Governo e parti sociali l’obbligo generalizzato viene meno: resta in sanità e trasporti
MASCHERINE, DECIDE L'AZIENDA
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Nei luoghi di lavoro le mascherine Ffp2 sono consigliate, ma non obbligatorie, tranne che per i lavoratori della sanità e dei trasporti. Fino al prossimo 31 ottobre il protocollo d’intesa riconosce alle mascherine il ruolo di «presidio importante per la tutela della salute dei lavoratori ai fini della prevenzione del contagio, nei luoghi chiusi, in quelli aperti al pubblico o dove non si può rispettare il distanziamento di un metro».

Spetta tuttavia ai titolari delle singole aziende, insieme al medico competente, individuare «particolari gruppi di lavoratori ai quali fornire adeguati dispositivi di protezione individuali, Ffp2, che dovranno essere indossati, avendo particolare attenzione ai soggetti fragili». Dunque, non un obbligo generalizzato ad indossare la mascherina, salvo dove espressamente specificato dalla normativa (sanità e trasporti).

Ogni singola realtà lavorativa, tuttavia, può decidere di introdurlo anche a fronte dell’alta circolazione del virus. Rimane il controllo della temperatura all’ingresso: essa non deve essere superiore a 37,5 gradi. Incentivato lo smart working quale «strumento utile per contrastare la diffusione del contagio, soprattutto in riferimento ai lavoratori fragili, maggiormente esposti».

Le misure

Sono questi i punti principali delle misure per contrastare e contenere la diffusione del Sars-Cov-2 nei luoghi di lavoro privato, presentate e discussi oggi con le parti sociali dai ministeri di Salute e Lavoro.

Dunque, continueranno ad essere raccomandate le mascherine (il precedente decreto ne prevedeva l’obbligo fino al 30 giugno 2022), ad essere controllata la temperatura con divieto d’ingresso se essa risulta superiore a 37,5 gradi. 

Sono previsti orari d’ingresso e uscita scaglionati così come sono contingentati gli accessi agli spazi comuni, comprese le mense aziendali, le aree fumatori e gli spogliatoi, con la previsione di una ventilazione continua dei locali e di un tempo ridotto di sosta all’interno di tali spazi. Il datore di lavoro assicura la sanificazione periodica dei locali. Il lavoratore deve informare tempestivamente il datore di lavoro in caso di sintomi influenzali durante le ore in cui è in servizio.

Il nuovo protocollo resterà in vigore fino al 31 ottobre. Potrebbe essere aggiornato prima se l’evoluzione del quadro epidemiologico dovesse renderlo necessario. Un quadro che cambia di ora in ora. Oggi i nuovi positivi in Lombardia erano più di 12mila, il 25,9% rispetto ai tamponi effettuati.

Brescia, dopo Milano, è la città con il numero maggiore: 1.344 nuovi contagiati anche se il numero, come confermano gli esperti, è ampiamente sottostimato e si riferisce solo ad una percentuale di popolazione che si sottopone al tampone. Qualche elemento di conforto, a dimostrazione che chi sviluppa la malattia in seguito al contagio con la nuova variante del virus in media non manifesta una situazione clinica molto grave.

Dai dati dell’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) sulla situazione dei posti letto negli ospedali lombardi, emerge che oggi è occupato l’1% dei letti disponibili per pazienti Covid in terapia intensiva (il 30 giugno del 2021 erano il 4%); diversa la situazione in area medica: oggi sono all’8% di occupazione, il doppio rispetto ad un anno fa.

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