Italia e Estero

Afghanistan, Draghi: «L’Europa sarà all’altezza della sfida»

L’Unione Europea teme un flusso incontrollato di profughi. Il premier sente Angela Merkel: protezione e sicurezza
La prima uscita ufficiale dei talebani, in conferenza stampa - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
La prima uscita ufficiale dei talebani, in conferenza stampa - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
AA

La fuga dall’Afghanistan finito in mano ai talebani sta assumendo ora dopo ora dimensioni sempre più grandi, e l’Unione europea riunisce in fretta i suoi ministri degli Esteri per cominciare ad affrontare quella che teme diventi la nuova emergenza migranti. Bisogna fare ogni sforzo per evitare una crisi umanitaria, anche parlare con i talebani, avverte il capo della diplomazia Ue Josep Borrell.

Anche i leader Ue intensificano le consultazioni visto il rapido deterioramento della situazione: in una telefonata, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il premier Mario Draghi confermano che la priorità per tutti è evacuare lo staff europeo e quello locale, ma anche assicurare protezione umanitaria ai più vulnerabili, a partire dalle donne. «L’Europa sarà all’altezza», assicura il presidente del Consiglio. «Siamo tutti consapevoli che la cooperazione è assolutamente necessaria per affrontare due obiettivi: l’accoglienza e la sicurezza. L’accoglienza nei confronti di tutti coloro che ci hanno aiutato in Afghanistan in questi anni e delle loro famiglie, quelli che sono chiamati i "collaboratori". Ma anche l’accoglienza di tutti coloro che si sono esposti in questi anni per la difesa delle libertà fondamentali, dei diritti civili, dei diritti delle donne. Questo è un piano complesso, richiede una cooperazione stretta fra tutti i paesi ma soprattutto, in primis, tra quelli europei. Il secondo aspetto riguarda la sicurezza, dove dovremo prevenire infiltrazioni terroristiche».

È presto però per parlare di corridoi umanitari. La Commissione Ue ci prova ad evocare la creazione di «una strada legale e sicura» per gli afghani, ma ricorda che il tema è tutto politico, quindi tocca agli Stati membri decidere. E, come da sempre sul tema immigrazione, i 27 sono divisi. «Dovremo metterci in contatto con le autorità a Kabul, chiunque ci sia, i talebani hanno vinto la guerra quindi dobbiamo parlarci, per discutere ed evitare un disastro migratorio e una crisi umanitaria», oltre che «evitare che torni il terrorismo», ha spiegato Borrell al termine del Consiglio straordinario dei ministeri degli Esteri che ha dato una prima valutazione della situazione. Tutto «è molto fluido e a tratti pericoloso», quindi bisogna agire in fretta.

L’evacuazione sta procedendo bene in queste ore, l’aeroporto di Kabul ha ripreso a funzionare e i voli degli Stati membri a fare la staffetta per rimpatriare lo staff nazionale. Grazie - spiega Borrell - agli sforzi del corridoio aereo italiano, della sicurezza militare francese sul campo. Ma i timori adesso sono soprattutto per il personale afghano che ha lavorato con gli europei in questi anni, e che rischia di restare in balia della rappresaglia del regime. «Se vogliamo che i 400 del nostro staff locale raggiungano l’aeroporto dobbiamo parlare con i talebani, altrimenti diventa difficile per loro arrivare in aeroporto», ha detto Borrell, precisando che non si tratta di un riconoscimento del nuovo potere, ma solo di una scelta pratica per salvare quante più persone possibile.

Borrell parla anche di artisti, giornalisti, ong, tutte categorie di cui l’Ue dovrebbe occuparsi, garantendo l’evacuazione «di tutti quelli che vogliono lasciare il Paese», perché «non possiamo abbandonarli». Ma non è ancora chiaro come si assicurerà la protezione di questo flusso di rifugiati politici, certamente molto più ampio dei 400 afghani che fanno parte dello staff europeo e per i quali gli Stati membri si stanno affrettando ad emettere visti. L’Ue proverà a parlare con i Paesi vicini dell’Afghanistan, ha spiegato l’alto rappresentante, per coinvolgerli nella soluzione che eviti flussi incontrollati. La Turchia si sta già portando avanti, completando la realizzazione di un muro di separazione al confine con l’Iran proprio in vista di un’ondata di profughi.

Draghi è stato intervistato dal Tg1. E il suo primo pensiero è andato ai militari: «Voglio rivolgere un messaggio di affetto sincero alle famiglie dei 54 caduti, l’Italia ha perso 54 soldati nel corso di questi 20 anni e circa 700 feriti. Per me e per tutti gli italiani, e lo dico alle loro famiglie, loro sono eroi». Poi è entrato nel merito del caso afghano: «Ricordiamoci che la guerra in Afghanistan è la prima risposta degli Stati Uniti all’attentato alle Torri gemelle. Quindi il bilancio che noi traiamo non è un bilancio solo sulla guerra in Afghanistan, è di questi ultimi 20 anni e del ruolo che l’Occidente ha avuto in tutto il mondo arabo. Ma forse ancora più importante che guardare al passato e discutere di bilanci è tracciare il futuro. Il futuro per l’Italia è fatto di difesa dei diritti fondamentali, di difesa dei diritti delle donne, di protezione di tutti coloro che si sono esposti in questi anni nella difesa di questi diritti in Afghanistan. Questo deve essere perseguito in tutti i contesti possibili. Certamente in questa grande opera di collaborazione mondiale entreranno Stati come la Cina, la Russia, l’Arabia Saudita, la Turchia. E tutti questi Stati sono membri del G20. Quindi il G20 offre naturalmente una sede dove poter avviare questa opera di collaborazione».

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia