A Sant'Agata sul Santerno, il paese emiliano allagato dove gli abitanti sono ancora sfollati
L’orologio della torre civica in piazza Umberto I da una settimana è fermo alle tre e quarantacinque. Segna il momento in cui la piena di acqua e fango ha investito il centro storico di Sant’Agata sul Santerno, piccolo comune di tremila anime in provincia di Ravenna, bruciando la centralina elettrica del Municipio con la quale l’orologio è collegato.
È la notte tra martedì 16 e mercoledì 17 maggio, piove ininterrottamente da giorni, e il fiume Santerno fa paura, tanto che il sindaco Enea Emiliani e i suoi assessori, in Comune, vegliano sugli abitanti, mantenendo un contatto costante con la sala operativa della Protezione civile della Regione. Gli amministratori sono preoccupati e stanno rivivendo in prima persona una storia raccontata tante volte dai loro nonni, ricordata, sotto l’arco della Torre dell’Orologio, da una piccola targa in bronzo affisa dal consorzio di bonifica Bassa Ravenna: la piena del 1959. La targa è incastonata nel muro a circa un metro e mezzo da terra e segna il livello che raggiunse l’acqua sessantaquattro anni fa. La piena della scorsa settimana ha superato di dieci centimetri quel punto.
Per le popolazioni di quell’area, le piene e le rotte dei fiumi rappresentano un incubo costante, tanto che il primo cittadino, con un’ordinanza aveva già disposto l’evacuazione delle abitazioni a ridosso del fiume e l’inagibilità dei piani terra, allestendo un primo punto di accoglienza alle scuole medie di via Roma, non immaginando, però, quello che da lì a poco sarebbe accaduto. «Abbiamo sentito un fragore enorme e il gorgoglio delle acque – ricorda Elisa Sgaravato, assessore all’Ambiente del comune di Sant’Agata, che in quei minuti era al primo piano del Municipio con i suoi colleghi -. Guardando dalla finestra che dà su via Fucci Pollini ci siamo resi conto della gravità della cosa. La furia della piena aveva divelto l’asfalto creando una sorta di cataratta, devastando ogni cosa».
«Ancora oggi – racconta il sindaco Emiliani – a distanza di una settimana la situazione in paese è drammatica. Sant’Agata è stato trasfigurato dalla violenza del fiume che ha invaso le strade, le case e le vite di tutti i santagatesi». La quasi totalità delle abitazioni ha subito danni al piano terra e dei 2900 abitanti circa 2800 hanno il primo piano di casa distrutto. Oggi rimangono circa 50 sfollati, con la casa inagibile, mentre chi ha potuto è rientrato per pulire e tentare di ricominciare a vivere. Non meno problematica è la situazione degli edifici pubblici: le scuole, nido, infanzia, elementari e medie; la Chiesa e il Comune sono inagibili. In Municipio la piena ha distrutto l’archivio storico dell’anagrafe con tutti gli atti civili e anagrafici fin dal 1800. «Sono stati portati alla Sovrintendenza arichivistica dell’Emilia Romagna - spiega Sgaravato - che li congelerà per poterli poi restaurare e recuperare in un secondo momento».
Come per il resto della Regione, anche Sant’Agata ha vissuto però in queste ore la grande solidarietà di tutta Italia. Gli «angeli del fango», stivali e pala in mano sono arrivati subito anche in questo piccolissimo centro della Bassa Romagna. «Un migliaio sabato e altrettanto domenica - afferma Emiliani - ragazzi e ragazze da tutte le parti d’Italia per darci una mano e tante anche le donazioni che stanno arrivando per sostenere la nostra popolazione. Questo è un elemento che ci dà la forza per non restare atterra ma tentare di rialzarci».
Nel frattempo, al piano terra della scuola media del paese sono stati allestiti gli uffici comunali, dopo un primo temporaneo trasloco a Massa Lombarda dovuto all’inagibilità del municipio. Per il primo cittadino quell’edificio è diventato come una seconda casa. Nel giardino della stessa scuola ha trovato sede anche il quartier generale della Colonna mobile lombarda, un mezzo con la strumentazione necessaria per mantenersi ininterrottamente in contatto con la sala operativa regionale e coordinare le operazioni. In quel furgone c’è anche Maria Ferrari, funzionaria di Protezione Civile della provincia di Brescia, che da sabato è a Sant’Agata per coordinare i gruppi bresciani. «Per loro - conclude Emiliani - non posso che esprimere solo profonda gratitudine. Sant’Agata è stata affidata alla Colonna Mobile della Regione Lombardia e ci sono tanti gruppi di Brescia che si stanno dando il cambio. Noi dobbiamo solo essere grati a questi volontari di Protezione civile che in maniera professionale cercano di rimettere in piedi il nostro paese».
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