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Spari al Tribunale di Milano, Giardiello: «volevo suicidarmi»

Lo ha detto nel verbale d'interrogatorio ai pm di Brescia, Claudio Giardiello, l'uomo autore della strage in Tribunale a Milano
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«Mi sentivo come se in un tunnel e dovevo fare quella strada. Sapevo quindi bene quello che stavo facendo anche se mi sentivo in qualche modo costretto a farlo». Lo ha detto nel verbale d'interrogatorio ai pm di Brescia, Claudio Giardiello, l'uomo autore della strage in Tribunale a Milano lo scorso 9 aprile.

«Io sono passato regolarmente dal metal detector mentre la borsa nella quale custodivo la pistola l'ho fatta passare dal Fep, lo strumento preposto al controllo degli effetti personali. Ho pensato che se avessero individuato l'arma avrei detto che volevo suicidarmi in Tribunale e avrei spiegato il perché di quella intenzione». 

«Strada facendo ho pensato di suicidarmi in Tribunale dove mi avevano distrutto la vita. La mia vita e quella dei miei famigliari. Credevo nella giustizia ma non da quando mi sono successe le cose che si possono vedere nelle carte». 

«Non ho il ricordo delle guardie poste di vigilanza all'ingresso. Ricordo solo che ce n'era una vicino al metal detector dove sono passato io. Non ho memorizzato dove fossero le altre», racconta Giardiello al pm di
Brescia Isabella Samek Lodovici.
«Ero un pò agitato e non sono stato a guardare quello che facevano loro - racconta l'imprenditore -. Non ho nemmeno il ricordo di quante fossero effettivamente le guardie di servizio in quel momento. A prescindere dal numero effettivo di guardie in quel momento in servizio, di sicuro nessuno mi ha fermato o mi ha chiesto di fare ulteriori verifiche sulla mia persona o sulla mia borsa. La mia intenzione in quel momento era di suicidarmi all'interno del Tribunale per cui nemmeno avevo interesse a denunciare il possesso dell'arma per poter mettere
in pratica la mia intenzione».

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