Italia e Estero

Sono morti 59 migranti in un naufragio al largo della Calabria

Erano partiti dalla Turchia. I cadaveri sono stati recuperati a Steccato di Cutro, in provincia di Crotone
  • I resti dell'imbarcazione e i naufraghi sopravvissuti a Steccato di Cutro
    I resti dell'imbarcazione e i naufraghi sopravvissuti a Steccato di Cutro
  • I resti dell'imbarcazione e i naufraghi sopravvissuti a Steccato di Cutro
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  • I resti dell'imbarcazione e i naufraghi sopravvissuti a Steccato di Cutro
    I resti dell'imbarcazione e i naufraghi sopravvissuti a Steccato di Cutro
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Domenica mattina prima delle 5 un’imbarcazione su cui viaggiavano decine di migranti è naufragata al largo di Steccato di Cutro, città della provincia di Crotone, in Calabria. Finora sono stati recuperati 59 cadaveri, ma la stima è che si siano molti altri morti, tra i quali bambini.

Sono 82 le persone che si sono salvate. Per 22 di loro si è reso necessario il trasporto in ospedale, uno è in prognosi riservata in terapia intensiva.

«Quando siamo arrivati nel punto del naufragio - ha raccontato Laura De Paoli, medico della Fondazione Cisom Cavalieri di Malta - abbiamo visto decine di cadaveri che galleggiavano ovunque. Ad un certo punto abbiamo visto due uomini che tenevano in alto un bambino. Siamo riusciti a recuperali, erano il fratello e lo zio del bambino che, però, era senza vita. Abbiamo provato a rianimarlo, ma aveva i polmoni pieni d'acqua e non ce l'ha fatta. Abbiamo saputo poi che aveva appena 7 anni». In questo scenario c'erano i sopravvissuti che si aggiravano spaesati e terrorizzati sulla spiaggia, gridando alla ricerca di un parente, un amico, un figlio che non riuscivano a trovare. Fin da subito si è capita l'immensità della tragedia, la cui conta non è ancora conclusa. 

I soccorritori non hanno notizie certe su quante fossero le persone a bordo alla partenza. Dal racconto dei sopravvissuti emergono, in questo senso, numeri contraddittori. Alcuni parlano di 180 persone, altri indicano un numero molto superiore. 

Il naufragio è avvenuto in un tratto di costa isolata, con poche case tutte distanti e disabitate in inverno, e su una spiaggia in cui sabbia e arbusti si contendono lo spazio. Il barcone, partito quattro giorni fa da Izmir, in Turchia, con un carico di cittadini iracheni, iraniani, afghani e siriani, era stato individuato nella serata di ieri da un aereo del servizio Frontex. Dal porto di Crotone hanno preso il mare due unità della Guardia di finanza, ma le pessime condizioni - con mare forza 3-4 - hanno obbligato gli equipaggi a rientrare. Stamattina verso le 4 una telefonata internazionale, proveniente probabilmente dalla stessa imbarcazione, ha provato a dare l'allarme alla Sala operativa del Gruppo aeronavale della Guardia di finanza di Vibo Valentia. Il telefonista, però, a causa di un inglese stentato, non ha fornito indicazioni utili, ma gli operatori hanno comunque capito che poteva essere accaduto qualcosa di grave e hanno dato l'allarme. 

L'ipotesi ritenuta più probabile è che il barcone di legno si sia infranto contro uno scoglio sommerso a un centinaio di metri dalla riva, rimanendo in balia delle onde che l'hanno spezzato come un fuscello riversando in mano le persone. Pochi a bordo sapevano nuotare e con la corrente e la forza del mare non ce l'hanno fatta. Si sono salvati soprattutto uomini. 

La Procura della Repubblica ha avviato un'inchiesta per ricostruire la dinamica della tragedia, ipotizzando i reati di omicidio e disastro colposi e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Carabinieri e Guardia di finanza hanno sottoposto a fermo un cittadino egiziano sospettato di essere uno scafista e sono i possesso dei documenti di un'altra persona che potrebbe avere fatto parte dell'equipaggio. Al momento è irrintracciabile. 

Dopo la benedizione impartita dal vescovo di Crotone Raffaele Angelo Panzetta, i corpi sono stati caricati su carri mortuari e portati nel palasport di Crotone.

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