Riforma della sanità: il pubblico «gestirà» il territorio

A meno di ventiquattro ore dall’approvazione in Consiglio regionale della revisione della legge sanitaria lombarda, la vicepresidente e assessore al Welfare Letizia Moratti, da palazzo Lombardia, detta l’agenda delle prossime scadenze. Non solo. Comunica, insieme ai vertici del Welfare regionale, che Case e Ospedali della comunità «saranno solo pubblici, perché strutturalmente realizzati con fondi del Pnrr (Piano nazionale ripresa e resilienza) che sono, appunto, soldi pubblici. Sul fronte della gestione degli ospedali di comunità non escludiamo un confronto con il privato».
La «scaletta» prevede che entro il 10 dicembre Regione Lombardia consegnerà ad Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, l’elenco delle Case e degli Ospedali di comunità sul territorio regionale.
«Stiamo completando la mappatura e siamo in dirittura d’arrivo - afferma Moratti -. In settimana abbiamo già incontri programmati con i sindaci per avere da loro la localizzazione delle strutture che non abbiamo ancora individuato tra quelle di proprietà delle Asst. Ovviamente, dovranno essere strutture aderenti alle caratteristiche dimensionali ed economiche come da indicazione nazionale per le Case. Poi ci sarà un passaggio in Giunta ed il 20 dicembre verrà consegnato al Governo l’elenco definitivo».
Del resto, i tempi stringono se entro fine anno, dunque tra meno di un mese, dovranno essere aperte anche in provincia di Brescia, così come un tutte le altre province lombarde, due Case ed un Ospedale di Comunità. Un’accelerazione «per colmare alcune debolezze messe in evidenza dalla pandemia, soprattutto sul territorio e la cura di prossimità» sottolinea la vicepresidente. Il primissimo passo, in questa accelerazione, è la delibera di un Consiglio di rappresentanza formato da dirigenti di tutte le otto Ats lombarde e da dieci dirigenti delle 27 Asst presenti sul territorio regionale.
«Il loro compito sarà quello di governare, insieme all’assessorato, le delibere attuative della legge». Poi, il passaggio tecnico con il Governo il 10 dicembre e quello definitivo, oggetto di delibera, il 20 dicembre. Documenti nei quali sarà elencato il luogo fisico delle Case e degli Ospedali di Comunità. Le prime dovranno servire un bacino di utenza di circa 50mila abitanti (ventimila nelle zone montane e disagiate). Ecco le Case del territorio dell’Asst (azienda sociosanitaria territoriale) Spedali Civili: Nikolajewka, via Corsica, via Marconi, via Duca degli Abruzzi in strutture di proprietà dell’Azienda sociosanitaria territoriale e una per la zona ovest (area in cui vivono circa sessantamila persone) che dovrebbe sorgere in via Milano su un’area di proprietà del Comune.

Un’altra struttura che verrà indicata, sia come Casa sia come Ospedale di Comunità, è il Ronchettino di via del Medolo sul quale, tuttavia, già ora ci sono molti punti di domanda. Poi, Ospitaletto, Nave, Gardone Val Trompia, Rezzato, Travagliato e Tavernole. Per l’Asst Garda ci saranno Nozza di Vestone, Gargnano, Leno, Montichiari, Desenzano e Gavardo.
In Franciacorta quelle certe saranno a Chiari, Iseo e Orzinuovi; in evoluzione Barbariga e Marone. In Valcamonica, zona montana, ci saranno almeno cinque Case della Comunità nei principali centri della Valle. Gli ospedali di comunità saranno a Gardone Val Trompia, in futuro il Richiedei di Gussago e forse il Ronchettino. Poi Leno, Lonato, Orzinuovi, Chiari e almeno due in Valcamonica. Nelle Case di riferimento del territorio (hub) è prevista la presenza medica h24, sette giorni su sette, e infermieristica h12, sette giorni su sette.
Nelle «spoke», quindi di supporto, l’apertura sarà di sei giorni su sette. Ambulatori e personale. «Si tratta di un’organizzazione capillare sul territorio, importante ma non sufficiente - spiega l’assessore -. Per questo nel testo abbiamo introdotto un nuovo servizio che interagisce con Ospedali e Case della comunità. Si tratta degli gli ambulatori sociosanitari territoriali in cui opereranno i medici di medicina generale riuniti in associazione o in cooperativa. I medici, potendo effettuare prestazioni ed esami a bassa intensità oggi possibili solo in ospedale, limiteranno le liste d’attesa e promuoveranno l’appropriatezza clinica».
Un’organizzazione capillare sulla quale pende la spada di Damocle del personale. «Stiamo lavorando con emendamenti nella Legge di Bilancio per una diversa organizzazione dei medici di medicina generale per compensarne le carenze - conclude Moratti -. Per gli infermieri, nei prossimi tre anni dovremmo averne 1.300 in più».
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