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Qualità nei progetti, la sfida per le imprese alla prova del Pnrr

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza mette a disposizione 222,1 miliardi in cinque anni e si articola in sei missioni
Von der Leyen e Draghi presentano il Next Generation EU - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it
Von der Leyen e Draghi presentano il Next Generation EU - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it
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Qualità e velocità, le due caratteristiche che ogni azienda che voglia sfruttare le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza deve avere come bussola del proprio agire. I 191,5 miliardi di euro del Pnrr, ai quali si aggiungono 30,6 miliardi di risorse nazionali, sono un tesoro per il tessuto produttivo italiano.

Tre delle sei missioni di cui si compone il Piano interessano infatti direttamente le realtà produttive. Digitalizzazione, innovazione e competitività (49,1 miliardi sui 222,1 totali previsti per il quinquennio 2021-2025), Rivoluzione verde e transizione ecologica (68,6 miliardi) e Infrastrutture per una mobilità sostenibile (31,4 miliardi) sono le direttrici sulle quali la lente d’ingrandimento delle imprese è puntata. Possibilità possono essere però colte anche negli altri ambiti: Istruzione e ricerca (31,9 miliardi), Inclusione e coesione (22,5 miliardi) e Salute (18,5 miliardi).

«C’è un elemento che le aziende devono in ogni caso avere chiaro - spiega Alberto Bertolotti, amministratore delegato di Ibs consulting, società di consulenza finanziaria -, cioè che il legislatore vuole accelerare i tempi di erogazione. Questo perché se non si riusciranno a spendere i 40 miliardi previsti per ogni annualità, l’Europa non erogherà i soldi per l’anno successivo».

Ecco per quale motivo le procedure di assegnazione delle risorse sono codificate con precisione. Oltre al finanziamento di vecchie misure e alla creazione di bandi diretti, aperti però solo ai grandi player, per le imprese lo strumento principale è quello del bando. Primo step è la pubblicazione del decreto. A dieci giorni di distanza è invece reso pubblico l’avviso, al quale di deve rispondere entro 120 giorni. «I tempi stretti costringono le imprese a dover preparare con anticipo un budget analitico degli investimenti per il 2022 e il 2023, meglio se esteso al 2024 - spiega Bertolotti -. Solo così si è in grado di affiancare alla qualità del progetto la rapidità nella risposta».

Perchè se è vero che l’assegnazione dei fondi si basa su valutazioni di merito, il fattore tempo può risultare fondamentale. In caso di soglia minima viene finanziata l’azienda che, a parità di punteggio, protocolla per prima. Seconda ipotesi invece è l’esaurimento delle risorse: anche in questo caso privilegiato il primo progetto protocollato.

Al momento attuale sono già stati pubblicati un decreto, del valore di 500 milioni per monitoraggio e prevenzione di territorio e infrastrutture, e due avvisi, uno rivolto agli enti locali l’altro alle imprese. Per le aziende sono state previste quattro linee d’intervento cioè ammodernamento e realizzazione di impianti per il riciclo dei rifiuti, per quelli in carta, in plastica e frazioni di tessili.

Sul fronte enti locali tre le linee attivate: miglioramento della rete di raccolta dei rifiuti, ammodernamento e creazione di impianti di riciclo dei rifiuti e per lo smaltimento di fanghi, acque reflue e tessili. Complessivamente sono già stati finanziati 132 progetti, per un totale di 20 miliardi di euro. Ed Ibs ha già cominciato a fare la sua parte. La società guidata da Bertolotti ha infatti scritto e presentato il progetto di A2A per l’estensione del teleriscaldamento a Milano, un grande piano del valore di 300 milioni.

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