Italia e Estero

Ricciardi: «Lockdown necessario a Milano e Napoli, non altrove»

Il consigliere del ministro della Salute torna a ribadire l'urgenza di chiusure totali mirate nelle zone in cui il virus circola maggiomente
Coronavirus: Napoli tra le città più colpite dalla seconda ondata. Qui un momento della protesta dei taxisti - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Coronavirus: Napoli tra le città più colpite dalla seconda ondata. Qui un momento della protesta dei taxisti - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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«A Milano e Napoli uno può prendere il Covid entrando al bar, al ristorante, prendendo l'autobus. Stare a contatto stretto con un positivo è facilissimo perché il virus circola tantissimo. In queste aree il lockdown è necessario, in altre aree del Paese no».

Walter Ricciardi, ordinario di Igiene all'Università Cattolica e consigliere del ministro della Salute, torna a chiedere dei lockdown mirati nelle zone dove il virus circola di più, perché «ci sono delle aree del Paese dove la trasmissione è esponenziale e le ultime restrizioni adottate, che possono essere efficaci nel resto del territorio, in quelle zone non bastano a fermare il contagio».

Certo l'ipotesi del lockdown totale, proprio nelle città teatro delle maggiori tensioni degli ultimi giorni, risulta probabilmente nodo di grande delicatezza anche per il Governo, nelle stesse ore in cui è il Viminale stesso a mettere in guardia sul rischio di ulteriori proteste di piazza incontrollabili. Il rischio che uno stop generale, ancorché solo su base locale, possa innescare ulteriori contestazioni è di certo tra i punti su cui si concentrano le valutazioni dell'esecutivo.

Sulle critiche di Matteo Renzi per la chiusura di cinema e teatri, prevista nell'ultimo Dpcm, Ricciardi risponde: «Se sei a Milano è un luogo dove te lo puoi prendere anche al cinema. In altre città la situazione non è la stessa. A Milano e Napoli è impensabile qualsiasi attività che prevede l'avvicinarsi di persone negli spazi chiusi». Ci troviamo, infatti, ha aggiunto, in presenza «di migliaia di soggetti asintomatici che tornano a casa, dove non si indossa la mascherina, ci si bacia e ci si abbraccia».

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