Italia e Estero

Rabat nega libertà a 'Betty' Lachgar attivista dei diritti

epa12326768 Journalists and activists gather at the entrance of the Rabat Court of First Instance during the trial of feminist activist Ibtissam Lachgar over a T-shirt deemed 'blasphemous,' in Rabat, Morocco, 27 August 2025. EPA/JALAL MORCHIDI
epa12326768 Journalists and activists gather at the entrance of the Rabat Court of First Instance during the trial of feminist activist Ibtissam Lachgar over a T-shirt deemed 'blasphemous,' in Rabat, Morocco, 27 August 2025. EPA/JALAL MORCHIDI
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RABAT, 28 AGO - Il Tribunale di Rabat ha respinto la richiesta di rilascio provvisorio per l'attivista femminista Ibtissam "Betty" Lachgar, accusata di "blasfemia e attacco alla religione musulmana". La prossima udienza ordinaria del processo è stata rinviata alla prossima settimana tra qualche tensione in aula dovuta a rigidi controlli e perquisizioni sistematiche. Lachgar, figura di spicco del Movimento Alternativo per le Libertà Individuali (Mali), è stata arrestata lo scorso 13 agosto, per aver postato sui social una foto di se stessa con una maglietta ritenuta blasfema. È così tornato alla ribalta il dibattito sulla libertà di coscienza e di espressione in Marocco. La Costituzione marocchina garantisce infatti la libertà di espressione, ma il Codice penale mantiene disposizioni severe relative alla religione, alla moralità e all'ordine pubblico. L'attivista è apparsa debilitata in tribunale, si è presentata vestita con una jellaba e un leggero velo, con una benda che le copriva la spalla sinistra. Il suo team di difesa sostiene che soffra di una grave lesione che richiede un intervento chirurgico urgente, poiché rischia l'amputazione parziale del braccio. La richiesta di libertà è subordinata alle cure mediche. L'accusa ha respinto la richiesta, adducendo il rispetto del quadro giuridico e dei requisiti giudiziari. Lachgar, secondo quanto riferito, rimane in isolamento e non può partecipare neanche all'ora d'aria. I suoi avvocati descrivono il trattamento come "un attacco alla dignità" e chiedono una migliore assistenza sanitaria durante la detenzione.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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