Italia e Estero

Migliaia di migranti in condizioni disumane in Bosnia

«L'Europa non si può girare dall'altra parte» ha dichiarato l'europarlamentare Brando Benifei dopo la visita al campo di Lipa
  • I migranti in Bosnia-Erzegovina
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Il campo profughi di Lipa, nell'estremo nordovest della Bosnia-Erzegovina a ridosso della frontiera croata, è diventato nelle ultime settimane il simbolo dei nuovi disperati che sono tornati ad affollare la famigerata rotta balcanica, l'itinerario della speranza per milioni di migranti asiatici e mediorientali intenzionati a raggiungere fra mille rischi l'Europa occidentale per una vita migliore. Distrutto da un incendio alla vigilia di Natale, con quasi mille profughi rimasti a lungo senza un riparo in preda a neve e gelo, a Lipa l'esercito bosniaco - tra le vibranti proteste e le pressioni dell'Unione europea - ha realizzato una tendopoli temporanea in attesa della completa ricostruzione del campo con standard e accorgimenti che lo rendano abitabile anche nelle condizioni del gelido inverno balcanico. Ora i disperati di Lipa hanno un riparo sulla testa, non sono costretti a dormire nei boschi su lastre di ghiaccio e possono in qualche modo riscaldarsi. Ma le loro condizioni restano estremamente precarie, con forniture idriche assolutamente limitate, servizi igienici del tutto inadeguati e insufficienti, e con gli ospiti, fra i quali tanti minori, privi di calzature e indumenti adeguati ad affrontare il gelo eppure costretti a un continuo contatto con un terreno coperto di neve o di fango.

Una situazione che è stata definita «disumana» da Brando Benifei, capodelegazione degli europarlamentari italiani del Pd che, dopo essere rimasti bloccati per ore dalla polizia di frontiera croata, sono riusciti ieri sera a entrare in Bosnia e a recarsi al campo di Lipa. Benifei ha denunciato la negazione dei diritti umani «a due passi dai nostri confini», con riferimento anche alle violenze e abusi inaccettabili della polizia croata, che ha blindato da tempo la frontiera respingendo in Bosnia chiunque tenti di sfuggire ai controlli provando il «game», come i migranti definiscono il loro tentativo di entrare in Croazia. Sono alcune migliaia i profughi che, senza una sistemazione, continuano a vagare al gelo in condizioni insostenibili, dormendo nei boschi o in rifugi di fortuna, molti già respinti e picchiati dai croati, sperando che prima o poi il game riuscirà. 

«L'Europa e la comunità internazionale non si possono girare dall'altra parte - è stato il monito lanciato da Benifei -, serve un cambiamento radicale di approccio e di politiche su questi temi e noi lavoreremo per questo. Siamo venuti fino a qui per dare la massima evidenza pubblica a quanto sta accadendo, affinché non si possa più fare finta di niente».

 

 

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