Italia e Estero

Ddl zan, lo scontro Ferragni-Renzi è ancora da politica Netflix

La polemica sul disegno di legge che ieri ha infiammato i social è un altro episodio di un fenomeno ben evidenziato da Lorenzo Pregliasco
Chiara Ferragni nel documentario «Unposted» - © www.giornaledibrescia.it
Chiara Ferragni nel documentario «Unposted» - © www.giornaledibrescia.it
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«Che schifo che fate politici». Sono le 10 di mattina di ieri e a scrivere è Chiara Ferragni, che con tre storie viste da 24 milioni di follower su Instagram si inserisce di nuovo nella polemica, social e non, sull’approvazione del ddl Zan, di cui i Ferragnez si sono fatti più volte promotori. Dando vita a un altro episodio di quella che Lorenzo Pregliasco, fondatore di Youtrend, a inizio maggio ha definito come politica Netlix (la spieghiamo sotto). E questa volta a finire nel mirino è Matteo Renzi.

A innescare l’attacco dell’imprenditrice e influencer è stata infatti la mossa di Italia Viva di ieri, che ha proposto di modificare il testo del disegno di legge eliminando i passaggi più divisivi e gettando così un ponte con il centrodestra. Nel concreto, Italia Viva ha proposto un emendamento che avvicina il testo del ddl Zan a una proposta di legge contro l’omotransfobia che aveva presentato nella precedente legislatura il deputato Ivan Scalfarotto. Pd, Movimento 5 Stelle e Leu si sono subito opposti, sia perché contrari all’emendamento sia perché altre modifiche avrebbero di nuovo rallentato il già lento iter di approvazione della legge, che sarà discussa in Senato il 13 luglio.

La polemica social

  • Le storie Instagram di Chiara Ferragni contro Matteo Renzi
    Le storie Instagram di Chiara Ferragni contro Matteo Renzi
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    Le storie Instagram di Chiara Ferragni contro Matteo Renzi
  • Le storie Instagram di Chiara Ferragni contro Matteo Renzi
    Le storie Instagram di Chiara Ferragni contro Matteo Renzi

Immediata la reazione di Chiara Ferragni, che nelle storie ha rilanciato un post con una foto di Renzi: «La triste verità è che, nonostante una legge che tuteli donne, disabili e persone appartenenti alla categoria lgbtq+ SERVA nel nostro paese e sia attiva nel resto dell’Europa da decenni, in Italia non verrà mai approvata perché la nostra classe politica preferisce guardare sempre il proprio interesse personale». La risposta su Facebook di Renzi non si è fatta attendere: «Chiara Ferragni entra nel dibattito sulla Legge Zan dicendo ai suoi 24 milioni di follower: "Che schifo che fate politici", con la mia faccia. Ho sempre difeso Ferragni da chi la criticava quando postava dagli Uffizi o da chi vorrebbe minimizzare il ruolo degli influencer. Lo faccio anche oggi. Fa bene Chiara Ferragni a dire quello che pensa. Solo che da lei mi aspettavo qualcosa in più di una frasina banale e qualunquista. Dire che i politici fanno schifo è il mediocre ritornello di chi vive di pregiudizi».

Il post del segretario di Italia Viva prosegue, senza mancare di rimarcare ancora una volta il proprio merito nell’approvazione della legge per le unioni civili. E conclude: «Sono pronto a un dibattito pubblico con la dottoressa Ferragni, dove vuole e come vuole. Sono sempre pronto a confrontarmi con chi ha il coraggio di difendere le proprie idee in un contraddittorio. Se ha questo coraggio, naturalmente». A questo punto dello scontro interviene anche Fedez, che ad aprile aveva fatto una diretta su Instagram con Alessandro Zan proprio sul suo disegno di legge (vista da oltre 30mila persone): «Stai sereno Matteo, oggi c’è la partita. C’è tempo per spiegare quanto sei bravo a fare la pipì sulla testa degli italiani dicendo che è pioggia. #staisereno».

Cos'è la politica Netflix

Questo scontro è un altro esempio della politica Netflix, espressione coniata dall’analista politico Lorenzo Pregliasco dopo la diretta tra Fedez e Zan, e che di fatto ha evidenziato un fenomeno crescente nella nostra società. Ovvero quello secondo cui la politica non è più fatta solo da politici ma anche da brand, grandi aziende e soprattutto influencer, che sempre di più prendono posizione su temi sociali, civili e politici e mobilitano le masse dei loro follower sulle battaglie che, scrive Pregliasco, scelgono di sposare. Questo comportamento si sposa bene con un nuovo atteggiamento culturale e sociale assunto dalla maggior parte di noi: abituati ormai a tutto on demand, anche sui temi politici vogliamo prendere solo quelli che ci piacciono. Esattamente come facciamo su Netflix.

Spiega Pregliasco: «La chiamo politica Netflix perché rispecchia la nostra nuova abitudine sui consumi culturali. I partiti palinsesto funzionano poco, sempre più vogliamo scegliere à la carte tema per tema».

Uno dei rischi maggiori della politica Netflix è la polarizzazione di opinioni semplificate e indirizzate in modo potente da chi può contare su grandi audience (i creator e i grandi brand), come accaduto in quest’ultimo caso. Dire che «i politici fanno schifo» è una generalizzazione che lascia fuori pezzi importanti di storia di un paese democratico in cui ci sono stati anche politici bravi che hanno approvato leggi fondamentali in tema di diritti (la Costituzione, la legge sul divorzio o sull’aborto), come sottolinea lo stesso Pregliasco. D’altra parte la politica Netflix non è tutta necessariamente un male: in parte contribuisce a tenere alta l’attenzione su temi importanti come i partiti non sono più in grado di fare per tante ragioni. Il nodo però rimane lo stesso: per parlare di temi complessi bisogna mantenere viva la complessità del discorso, che specie sui social, per natura polarizzanti, rischia di essere spazzata via troppo in fretta.

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