GdB & Futura

Futura Expo, «Nel Vegetal Pavilion il codice genetico della natura»

L'architetto Raffaella Laezza ha realizzato l’allestimento vegetale e «carbon neutral» cuore pulsante della kermesse
L'architetto Raffella Laezza ha progettato il padiglione di Futura Expo - Foto NewReporter/Favretto © www.giornaledibrescia.it
L'architetto Raffella Laezza ha progettato il padiglione di Futura Expo - Foto NewReporter/Favretto © www.giornaledibrescia.it
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Raffaella Laezza è l’architetto che a Futura Expo ha realizzato il Vegetal Pavilion, l’allestimento vegetale e «carbon neutral» cuore pulsante della kermesse.

Il progetto

«Il progetto - spiega la professionista - si chiama Vegetal Pavilion perché parte proprio dall’osservazione della natura: ho guardato e analizzato molti spazi vegetali ed ho estratto le loro geometrie, che poi ho cercato di riprodurre creando una consonanza con lo spazio. La natura ha dei principi geometrici generativi molto chiari, una sorta di codice genetico che è quello che si coglie guardando dall’alto il Vegetal Pavilion. Una soft grill molto diversa dalla classica geometria cartesiana, che per i visitatori di Futura non sarebbe andata bene.

Questo perché il visitatore di Futura è in transizione verso un nuovo rapporto con la natura, e lo spazio deve rispecchiare questi continui cambi di visione. Del resto, qui si vive una tranquillità che non è quella classica della fiera, e questo è possibile attraverso l’uso di un “codice” che è quello naturale appunto: 500 alberi di bosco adulto, il doppio dell’anno scorso, che provengono da un vivaio e che lì verranno riportati, e pareti fatte in abete e canne di fiume italiane a far da divisoria agli stand. Così si arriva all’origine della natura, che è prima di tutto ideologica e generativa».

Le novità

Rispetto alla passata edizione molte cose sono cambiate. «Quella che più mi ha sorpresa è che ho visto molte pratiche evolute, soprattutto tra gli espositori. Le aziende del Bresciano sono molto responsabili e il loro cambio di visione sul fronte della sostenibilità si nota moltissimo nel cambio del modo di raccontarsi negli stand. Inoltre, ho notato una maggiore partecipazione di giovani e bambini, cosa che mi rende felice perché l’obiettivo di iniziative come questa è fare in modo che le persone si pongano delle domande. Infine, mi piace il fatto che Futura quest’anno abbia aggiunto il fondamento culturale, che poi è alla base della natura umana stessa. In questo l’opera su Leonardo Immaginato è assolutamente centrale».

Gli obiettivi

Centrale come gli obiettivi di sostenibilità. «Futura è stato il primo evento temporaneo certificato al mondo, e l’anno scorso ha immesso in atmosfera 70 tonnellate di CO2. Quest’anno puntiamo a fare ancora meglio, grazie al doppio degli alberi ed agli arredi tutti in cartone riciclato. Questa fiera poteva nascere solo in un contesto all’avanguardia e votato alla logica di filiera come quello bresciano, e sono persuasa che crescerà ancora. Qualcuno oggi qui ha detto che forse la sostenibilità è un sogno, ma io non lo posso pensare: come architetto, devo per forza progettare il futuro, e magari nella prossima edizione lo darò dando ancora più radicalità al rapporto tra la natura e la sua declinazione nell’architettura».

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