Dal Ces di Las Vegas a Brescia: la startup Plus Biomedicals non conosce confini

Le aziende nostrane girano il mondo. Non solo perché i prodotti made in Brescia piacciono, con un export che nel 2022 ha generato un giro di affari di oltre 22 miliardi di euro, il 17,7% in più rispetto all’anno precedente. Sono infatti gli stessi imprenditori che spesso ricevono inviti per partecipare a importanti fiere all’estero.
Il fine settimana dell’Epifania, per esempio, la startup Plus Biomedicals di Brescia, che produce dispositivi medici pensati per persone disabili e anziane, l’ha trascorso all’Eureka Park di Las Vegas in occasione del Ces, l’evento tecnologico più importante e influente al mondo, che quest’anno contava la presenza di oltre 50 imprese italiane e 3.100 espositori. «È stata un’esperienza parecchio contaminante - racconta Simone Mora, 29enne che insieme a Francesco Vavassori ha fondato la startup -. Al Ces il livello d’innovazione è davvero molto alto. Io quest’anno non ho potuto esserci fisicamente, ma il mio battesimo a Las Vegas è stato nell’edizione del 2022. Quell’anno abbiamo trovato un clima certamente più smorzato rispetto ai massimi storici, la pandemia era agli ultimi strascichi. Ma una fiera come quella è un’occasione eccezionale».
I fondatori
Una vocazione mondiale che i due fondatori hanno cominciato a inseguire già nel 2019, pochi mesi dopo l’avvio di Plus Biomedicals. «Tutto è iniziato con la selezione per il "Global Start-up Program" a New York - continua Mora -. Da lì si è innescato un circolo virtuoso all’interno del circuito di Ita-Ice (l’agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane ndr) che ci ha portato a Parigi, Berlino, Barcellona. Mentre alla "Medica" di Düsseldorf, una delle fiere più importanti per il nostro settore, andiamo da indipendenti».
Per le società appena nate come Plus Biomedicals le fiere sono occasioni fondamentali, perché permettono di mettersi in mostra, far conoscere i propri prodotti e allo stesso tempo stringere nuove relazioni con altri professionisti: «A New York abbiamo trovato il nostro primo investitore, un bergamasco per di più. La presenza agli eventi internazionali ci ha sempre portato ottimi risultati». Anche al Ces di Las Vegas Plus Biomedicals ha presentato uno dei suoi prodotti di punta, il «Cwash», uno spazzolino automatico che non ha bisogno di acqua né dentifricio.
Ma su Google il sito dell’azienda porta ancora indicizzato il titolo «Mascherine chirurgiche». Quando gli viene fatto notare, Mora ride: «Stiamo lavorando per aggiornarlo. Quella alle mascherine è stata una conversione obbligata: siamo nati poco prima dell’esplosione della pandemia e ci siamo dovuti adattare. Ma il nostro core business rimangono i dispositivi biomedici. Tant’è che dopo quel momento siamo tornati a produrre quello che volevamo davvero. Mi sembra che abbiamo fatto la scelta giusta».
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