La sfida di Brescia: diventare la prima provincia per numero di Cer
È un sogno, un traguardo ed anche un’opportunità. La realtà delle Comunità energetiche rinnovabili sta prendendo sempre più corpo e si presenta come una delle sfide più interessanti sul fronte della transizione energetica e per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. Il tema è stato affrontato a tutto tondo nell’incontro in sala Libretti del Giornale di Brescia, introdotto dal direttore Nunzia Vallini e moderato dal redattore economico Roberto Ragazzi: un percorso che proseguirà per dieci settimane, fino a luglio, per culminare in un nuovo convegno in programma a Montichiari, al Garda Forum di Bcc Garda, il prossimo 25 giugno e che accende i riflettori sulle case history virtuose della nostra provincia che ha l’obiettivo di voler diventare tra le prime candidate in Italia per la formazione delle Cer. Cer equivale ad autoconsumo e autonomia nella produzione, riduzione dei costi energetici; soprattutto include il concetto del «fare rete» fra cittadini, imprese, diocesi, enti pubblici, associazioni. Nel nome, appunto, della comunità.
Gli interventi
Perché le famiglie dovrebbero aderire a tali organizzazioni? «Perché è un modo – afferma Francesco Bettoni, consigliere Fondazione Iniziative Zooprofilattiche e Zootecniche, che ha avviato uno specifico corso per la formazione dei manager delle comunità energetiche e delle loro aggregazioni – per riprenderci il nostro futuro. Condensa le potenzialità di un progetto unico; unisce innovazione, solidarietà, economia e sostenibilità, oltre alla difesa dell’ecosistema».
In attesa dei decreti

Circa 160 Comuni sono coinvolti in possibili piani legati all’attuazione delle Cer, mentre sono attesi – una svolta importante – i decreti governativi che innalzeranno da 5mila a 50mila la soglia degli abitanti per Comune che possano accedere al contributo a fondo perduto del 40% per relativi progetti. Si sta profilando anche un «futuro di banca» per le Cer, ovvero una loro collocazione in ambito finanziario: «Possiamo aprire a finanziamenti di piccola o grande entità – spiega Franco Tamburini, presidente Bcc Garda –. Ciò che conta è riuscire a far toccare con mano a un panorama di stakeholder, ma soprattutto alle famiglie, che con questa iniziativa riusciamo a fare del bene per l’ambiente».
Piccola industria

Alle Comunità energetiche guarda da tempo con grande attenzione il mondo della Piccola industria di Confindustria Brescia. «Esiste – puntualizza la presidente Barbara Ulcelli – un problema di competitività rispetto agli altri stati europei per le nostre filiere della manifattura, zavorrate dai prezzi dell’energia. Le bollette hanno una previsione nel 2025 di 1,4 miliardi, contro 586 milioni del pre-Covid (+108%)».

La Piccola ha presentato negli scorsi mesi un’esperienza di Cer, a Torbole Casaglia, che vede sei imprese nel territorio consorziate, un ente del terzo settore ed il ruolo principale della pubblica amministrazione. C’è poi la questione della forma giuridica delle Cer, che deve assumere – rileva Alfonso Tuttolomondo, partner dello studio VD Avvocati – «la fisionomia di società cooperative o consortili per via dell’autonomia patrimoniale perfetta. È fondamentale il modello di condivisione e, per gli enti locali, possono essere utilizzati due strumenti: partnerariato pubblico-privato oppure lanciare una comunità con diritto di superficie sul lastrico di un immobile».
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