Garda

Incidente nautico, Kassen si scusa con le famiglie: «Ho un'anima»

I genitori di Greta Nedrotti e Umberto Garzarella hanno ascoltato il tedesco, in Tribunale a Brescia, ma non hanno accettato le scuse tardive
TRAGEDIA DEL GARDA: PROCESSO AL VIA
AA

E alla fine le scuse, di persona, sono arrivate. Anche se le famiglie delle vittime hanno dovuto attendere 144 giorni dalla notte del 19 giugno scorso in cui nelle acque del lago di Garda morirono i bresciani Umberto Garzarella, 37 anni ancora da compiere, e la 25enne Greta Nedrotti. Oggi, al termine della prima udienza davanti al Tribunale di Brescia, il tedesco Patrick Kassen, 52 anni, ancora ai domiciliari, si è avvicinato al banco delle famiglie dei due giovani.

«Chiedo scusa, accetto la critica. Volevamo già dal primo giorno venire a dire qualcosa a voi familiari e scrivere una lettera, ma ci è stato detto che il momento non era giusto. Certo che ho un'anima. Non dormo da mesi. Eravamo tanto insicuri in quella situazione» ha detto l'uomo, accompagnato dalla moglie.

La reazione dei familiari

I genitori di Greta e Umberto lo hanno ascoltato, ma non sono riusciti ad accettare che quelle parole pronunciate da chi oggi è a processo per la morte dei loro figli, siano arrivate a distanza di così tanto tempo. «Non ho parole per le sue parole», commenta il padre. «Dovevano fermarsi, dovevano vedere come stavano i ragazzi e invece li hanno lasciati morire come animali», tuona la madre della 25enne. Per il padre di Umberto: «Kassen ha avuto coraggio a presentarsi davanti a noi. Posso anche capire che voglia chiedere scusa, ma la mattina dopo l'incidente lui era in un albergo a 20 metri da dove c'era la barca con mio figlio ormai morto e doveva venire a parlare a noi familiari. E invece non lo ha fatto ed è tornato in Germania».

La lettera dei tedeschi

Oggi dalla Germania non si è mosso Christian Teismann, il 52enne proprietario del motoscafo Riva che ha provocato l'incidente, manager di una delle più grande aziende al mondo che produce computer. Lui e Kassen sono accusati di omicidio colposo, naufragio e omissione di soccorso. Qualche settimana dopo il tragico scontro tra barche avevano scritto una lettera ai genitori di Greta e Umberto. A computer, senza firma, ma con solo la sigla. Nella quale non venivano citati i nomi di Greta e Umberto, definiti «due persone a voi care» spiegando che «al mattino ci guardiamo allo specchio perché sappiamo di non esserci accorti di nulla». Per i parenti delle vittime «fu una lettera irricevibile. Un testo commerciale».

Cosa è successo nella prima udienza

Le amiche di Greta Nedrotti portano in tribunale 25 rose bianche - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
Le amiche di Greta Nedrotti portano in tribunale 25 rose bianche - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it

La prima udienza del processo ai due tedeschi, che non hanno scelto riti alternativi, è durata poco più di un'ora e il processo è stato aggiornato al prossimo 16 dicembre. Nel frattempo, dopo aver risarcito la famiglia di Umberto Garzarella con circa un milione e trecentomila euro, l'assicurazione della barca dei due stranieri ha firmato un risarcimento anche per i parenti di Greta, per un importo attorno ai due milioni e mezzo di euro.

Entrambe le famiglie parteciperanno alle udienze come parti offese, ma non come parti civili. I Garzarella non si erano costituiti, mentre i Nedrotti hanno ritirato oggi la costituzione. «Nessun risarcimento ci ridarà nostra figlia. Siamo gente semplice, lavoriamo e a Greta non mancava nulla. Avremmo voluto che oggi Greta fosse con noi, altro che avere quei soldi in tasca», commentano i genitori della 25enne che in aula, insieme a decine di amici dei due giovani morti l'estate scorsa, si sono presentati come un mazzo di 25 rose bianche. Parti civili sono rimasti il Comune di Salò e la Comunità del Garda.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia