Unire forze e fare massa critica per investire insieme nella crescita
Intelligenza artificiale, quantum computing, cambiamenti demografici, transizione ambientale: mai nella storia industriale moderna abbiamo dovuto affrontare contemporaneamente così tante sfide. Un cambiamento radicale del modo di lavorare delle persone, di organizzare le catene di produzione, di progettare le relazioni.
Secondo Giuliano Noci, prorettore del Politecnico di Milano «il mercato oggi punisce la piccola dimensione delle nostre imprese. Così si finisce per essere comperati da qualche fondo di investimento oppure si resta in balia delle catene distributive che fissano il prezzo dei prodotti». È urgente cambiare il modello operativo del sistema agroalimentare, «bisogna costruire piattaforme competitive a filiera, in grado di arrivare al consumatore finale». Le aziende agricole devono unirsi, «fare massa critica, far nascere consorzi, cooperative, reti, capaci di fare investimenti in tecnologia e marketing».
Vincere le resistenze
L’appello al dibattito lanciato nel corso dell’incontro promosso a Leno dall’Hub della Conoscenza non cade nel vuoto. Diversi agricoltori e allevatori sono intervenuti per esprimere un’opinione o sollecitare chiarimenti. L’argomento è tutt’altro che semplice, considerando anche la mentalità, la tradizione, la storia di parte dell’agricoltura bresciana fondata sul «piccolo è bello».
Secondo il prof. Angelo Baronio bisogna vincere le resistenze al cambiamento. La storia di questo territorio «ci insegna che nei momenti di svolta si deve avere coraggio». L’Italian sounding nel mondo (imitazione delle eccellenze agroalimentari) vale quasi 80 miliardi l’anno a cui aggiungere i 50 miliardi dell’export. «Sono questi 130 miliardi che dobbiamo aggredire», ha sottolineato Noci. Per farlo occorre «la dimensione». Solo facendo massa critica le aziende possono realizzare due obiettivi: costruire la filiera per arrivare ai consumatori, investire e conquistare fette di mercato.
Il ruolo della Pubblica Amministrazione
Avviare la collaborazione tra gli enti locali ed il territorio è un passaggio ineludibile, anche alla luce delle opportunità offerte dalla trasformazione digitale. L’appello a rendere sempre più sinergico il cammino tra gli enti locali, in particolare tra i 43 Comuni che compongono il variegato territorio della Bassa bresciana, è stato lanciato lo scorso 29 marzo da Cassa Padana nell’ambito del progetto «Hub della Conoscenza». Un confronto tra amministratori che ha visto la presenza di numerosi sindaci per individuare strategie di integrazione e sinergie fruttuose.
Una indicazione su quale strada intraprendere l’ha fornita Michele Benedetti, direttore scientifico dell’Osservatorio Agenda Digitale del Politecnico di Milano: il Pnrr rappresenta «un’opportunità per ridurre il divario delle infrastrutture digitali nel nostro Paese e nella Pubblica amministrazione in particolare». Ma perché questo si traduca in competitività del territorio, occorre «fare economie di scala e investire sul capitale umano affinché non si vada incontro alla desertificazione dei territori, soprattutto dei giovani e delle imprese», ha sottolineato il prorettore Giuliano Noci.
Come la pubblica amministrazione può attrarre e coinvolgere i giovani?
Una risposta è giunta dalla voce di Iman e Luca, alunni dell’istituto «Capirola» di Leno: «Occorre pensare a un contesto lavorativo reattivo e dinamico, che offra stimoli per noi giovani, in grado di sfruttare i vantaggi portati dalla digitalizzazione». Ecco allora che una soluzione è stata prospettata da Giovanni Vetritto: «L’Unione dei Comuni può rappresentare uno strumento per efficientare le macchine amministrative, condividendo risorse umane e strumentali», ha chiosato il direttore generale della Presidenza del Consiglio dei ministri. Un’aggregazione tra Comuni per offrire servizi di qualità ai cittadini è una strada ormai improcrastinabile.
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