Terreni agricoli, affitti alle stelle ma compravendite in frenata
Incertezze legate ai fattori geopolitici, l’andamento dell’inflazione e dei costi energetici, i cambiamenti climatici. Sono queste le ragioni che frenano l’acquisto di terreni agricoli tanto che rimane sostanzialmente stabile la compravendita. Infatti, l’aumento del prezzo medio dei terreni agricoli è stato di poco inferiore all’1%, per un valore attestatosi intorno ai 22.800 euro ad ettaro. Questo è, in stretta sintesi, il quadro nazionale che emerge dall’Indagine sul mercato fondiario, curata dai ricercatori delle sedi regionali del Crea Politiche e Bioeconomia con il supporto del Conaf - Consiglio dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali.
I valori medi per ettaro continuano a presentare significative differenze, con il picco di 47mila euro nel Nord-Est, seguito dal Nord Ovest con circa 37mila euro (+3%), e valori decisamente inferiori al Centro e al Sud, mediamente al di sotto dei 16mila euro. Più recentemente anche Ismea ha rilevato una diminuzione delle compravendite di terreni agricoli a livello nazionale (-4% rispetto all’anno precedente) e l’incremento dei contratti di affitto (+8%) che trova riscontro anche nella nostra provincia.
Nel Bresciano
Secondo l’ufficio tecnico di Coldiretti Brescia tra i fattori principali che stanno contribuendo a questa tendenza c’è l’aumento dei tassi di interesse che rende più difficile l’accesso al credito da parte degli agricoltori, con i tassi sui mutui agricoli che sono passati dal 2,5% al 4,8% nell’ultimo anno. «Questo – commenta Simone Frusca responsabile del servizio tecnico di Coldiretti – ha portato ad una riduzione del potere d’acquisto degli agricoltori, già gravato dall’aumento dei costi delle materie prime (+20% per i fertilizzanti e mangimi) e dalle problematiche sanitarie che hanno colpito il settore zootecnico, come la diffusione della peste suina». Ma un altro aspetto determinante è la speculazione crescente legata all’utilizzo alternativo delle terre. Infatti, nella nostra provincia, si stima che circa il 6% dei terreni agricoli sia stato destinato a scopi non agricoli tradizionali, come l’installazione di impianti fotovoltaici a terra, che offrono rendimenti annui del 5-6%, ben superiori a quelli agricoli.
Il consumo del suolo
A ciò si aggiunge la produzione di colture energetiche, destinate al biogas, che ha ulteriormente sottratto superfici alla produzione alimentare, contribuendo alla riduzione dell’offerta di terreni agricoli sul mercato. In Lombardia il fenomeno del consumo del suolo è particolarmente significativo: ogni anno si perdono circa 800 ettari di suolo agricolo a causa dell’urbanizzazione e delle infrastrutture, e Brescia non fa eccezione.
«Questo - spiega Simone Frusca - ha portato ad un incremento del valore dei terreni ancora disponibili per l’agricoltura: nella Bassa pianura bresciana, il prezzo medio di un ettaro è passato da 55mila a 60mila euro negli ultimi due anni (+10%), mentre nelle valli, dove le condizioni sono meno favorevoli, il prezzo medio si aggira intorno ai 25 mila euro per ettaro».
Gli affitti seguono un trend analogo. Nella bassa pianura, l’affitto medio di un ettaro di terreno agricolo è salito fino a 1.100-1.300 euro l’anno, mentre nelle aree collinari e montane il costo scende a circa 400-500 euro l’anno».
Purtroppo nonostante i costi più bassi, le zone montane soffrono seri problemi di abbandono e spopolamento: negli ultimi cinque anni si è registrata una diminuzione della popolazione rurale del 7%, con conseguenti rischi di carattere ambientale e idrogeologico, come frane e dissesti che aumentano per la mancanza di manutenzione del territorio.
Queste dinamiche, per Coldiretti Brescia, portano la necessità di introdurre politiche di sostegno specifiche, come incentivi fiscali per il mantenimento dell’agricoltura nelle zone svantaggiate e misure per facilitare l’accesso al credito, così da promuovere un utilizzo sostenibile delle terre e garantire la sopravvivenza dell’agricoltura anche nelle aree più marginali.
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